Diritto d'autore, parla il Partito Pirata

Diritto d'autore, parla il Partito Pirata

Lettera aperta dell'associazione al vicepremier Francesco Rutelli, che fa seguito all'intervento di Enzo Mazza (FIMI) pubblicato da Punto Informatico a dicembre
Lettera aperta dell'associazione al vicepremier Francesco Rutelli, che fa seguito all'intervento di Enzo Mazza (FIMI) pubblicato da Punto Informatico a dicembre

Onorevole Ministro,
ci permetta di illustrarle il nostro punto di vista, che, come avrà modo di leggere, si pone in netto contrasto con quanto affermato dal Presidente della FIMI, Enzo Mazza.

In primo luogo vorremmo richiamare la Sua attenzione sulla “particolarità” delle posizioni da quest’ultimo espresse in ragione del cartello di imprese, egemoni nel settore musicale, che lo stesso è chiamato a rappresentare. Siffatte imprese hanno tutto l’interesse ad una tutela delle opere dell’ingegno che si caratterizzi per l’estremismo delle misure la cui adozione si richiede al decisore politico. Il risultato che si produce è di rendere sempre più difficile ed oneroso l’accesso al sapere, sempre più difficile ed onerosa la manipolazione creativa delle opere esistenti. Vogliono in sostanza che il passato impedisca al futuro di esistere.

Ci rifletta, caro Ministro, è come se, illo tempore, Le avessero chiesto d’impedire la commercializzazione dei magnetofoni in quanto in grado di pregiudicare la diffusione dei dischi in vinile o, risalendo più indietro nel tempo, Le avessero chiesto di mettere fuori legge le carrozze senza cavalli perché avrebbero pregiudicato l’interesse dei maniscalchi.

Onorevole Ministro,
voglia tener conto che non è in nome di una vagheggiata supremazia italiana nel campo della proprietà intellettuale che si può ignorare il progresso tecnologico, oggi più che mai necessario affinché gli attori del mercato forniscano valore aggiunto all’opera primaria.

Ci creda, a nulla vale proibire ciò che la quasi totalità dei cittadini ritiene perfettamente “lecito”.
Il “diritto d’autore” è nato per favorire il diffondersi della cultura e se un tempo il costo della diffusione era tale da giustificare la remunerazione prevalente dell’editore nei confronti dell’autore, oggi, con le nuove tecnologie, la situazione si è, letteralmente, capovolta.

L’editore risulta il più delle volte un semplice parassita (ci passi l’espressione un po’ forte!) nei confronti dell’autore non creando alcun valore aggiunto all’opera primaria.

Le sia d’esempio un libro rilegato e stampato e lo stesso testo leggibile sulla Rete: ferma la remunerazione dell’autore del testo e quindi la proprietà intellettuale, ben diversi sono il tomo e il monitor! Nulla quindi da eccepire nei confronti della tipografia e della legatoria per il tomo ma che l’editore possa vantare diritti anche sul testo in Rete è oggi ritenuto comunemente illogico e arrogante.

Si torni quindi a dare al “diritto d’autore” quello spirito per il quale è nato: la diffusione della cultura.

Lei che è Ministro attento ai valori culturali, nell’ottica della conservazione dei beni, sa che le opere dell’ingegno, restando così a lungo nella disponibilità di poche persone che possono decidere della loro diffusione unicamente in funzione del personale tornaconto, finiscono, inesorabilmente per scomparire.

Si priva così l’intera comunità della gioia di poterne liberamente fruire e dunque arricchirsi e crescere.

Non ritiene più equo e vantaggioso per tutti, che dopo un limitato numero di anni tale da garantire una soddisfacente remunerazione, le medesime opere vengano diffuse liberamente in rete?

Per lo stesso settore musicale sicuramente saprà che il successo di opere meritevoli è dovuto alla loro diffusione, non certo all’averle imprigionate nei teatri o nei salotti “buoni” ed ancor meno per l’imposizione al consumatore frastornandolo con investimenti pubblicitari che ottengono solo di mantenere in vita l’opera il tempo che ne è supportata creando così un circolo vizioso non costruttivo.

Onorevole Ministro,
Lei sa che per ogni copia di quotidiano venduta statisticamente lo stesso è letto da più persone, ogni libro venduto è mediamente letto da almeno tre persone e se lo merita viene riletto, regalato, segnalato e così un’opera di musica leggera si diffonde di bocca in bocca nella misura in cui la stessa incontra il gusto del pubblico: voler impedire o meglio speculare sulla diffusione del sapere, la musica, qualsiasi musica, è cultura, è sicuramente opinabile visto che la tecnologia ci ha permesso di passare dalla codifica della musica da parte di Pitagora, ai cantori medievali, al vinile, al magnetofono, al videoregistratore e ora al masterizzatore con diffusione sempre più capillare, costi sempre minori e quindi sempre minor valore aggiunto dall’editore.

D’altra parte tenga conto del contributo al PIL delle case costruttrici di strumenti di riproduzione e collaterali non sicuramente inferiore al contributo delle case disco/cinematografiche o meglio ancora ai fornitori di servizi Internet che devono gran parte dei loro introiti all’esigenza di collegamenti veloci per il file sharing.

Caro Ministro,
oggi la sfida che abbiamo davanti è quella di combattere con forza gli estremisti della così detta proprietà intellettuale (termine orribile perché accomuna sul piano giuridico la poesia con un sacchetto di patate o con il marchio di qualche nota bevanda) e che troppo spesso è rivendicata non già dagli autori bensì dagli intermediari.

Caro Ministro, faccia diventare questa battaglia anche la Sua battaglia

Athos Gualazzi
a.p.s. Partito Pirata

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Pubblicato il
8 gen 2008
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