Regno Unito, terra di Dottrina Sarkozy . Almeno secondo Bob Iger , a capo di Walt Disney Company, che a, margine della presentazione dell’ennesimo musical adolescenziale prodotto dalla sua azienda, coglie l’occasione per ricordare ai provider britannici il patto da loro firmato con i fornitori di contenuti lo scorso luglio. Un patto che li impegna ad avvertire i consumatori delle presunte violazioni, non a scollegarli dalla rete: questo però sarebbe il desiderio di Iger.
“Chiediamo semplicemente che coloro che scaricano file illegali ricevano inizialmente un avviso, e poi si vedano tagliata la linea” ha spiegato ai giornalisti, suggerendo che la sua proposta dovrebbe essere inserita negli accordi stipulati con i vari fornitori dei servizi di banda larga: “Non chiediamo informazioni su chi sia il cliente o la sua delazione alle forze dell’ordine”, ha poi precisato.
Dunque agli ISP toccherebbe un ruolo di vigilantes , senza però particolari obblighi legali. Un ruolo che tuttavia i provider avevano già rifiutato di ricoprire. Su di loro piomba però ora un avvertimento che suona quasi come un ultimatum : “Molti modelli di business nella distribuzione hanno successo grazie al loro metodo di lavoro. E c’è il prodotto, e a questo aspetto noi contribuiamo in modo sostanziale: è una partnership congiunta”.
In altre parole, se a chi mette in piedi un affare basato sulla somministrazione di film e telefilm – come molti provider stanno facendo per incrementare i propri introiti – dovesse venir meno il contenuto da vendere si troverebbe in grossi guai: “Come parte dell’accordo in cui noi forniamo i contenuti per renderli disponibili sulla loro piattaforma – ha proseguito Iger – riteniamo dovrebbero collaborare con noi per evitare che le persone li rubino. È anche nel loro interesse”.
Iger – e dunque la Disney, ma è ipotizzabile anche altre case discografiche e cinematografiche – punta ad allargare i confini dell’accordo di luglio: non solo qualche migliaio di lettere di diffida, ma azioni più drastiche per mettere a freno il problema. Il governo britannico potrebbe spalleggiare queste richieste: proprio il pressing esercitato dai rappresentanti dell’esecutivo aveva convinto gli ISP a firmare quel primo accordo. Se le intenzioni bellicose nei confronti del file sharing del ministro Baroness Vadera non cambieranno, i provider potrebbero non avere altra scelta.
Luca Annunziata