Dropbox, un weekend offline

Dropbox, un weekend offline

Il servizio di cloud storage buttato giù da un disservizio prolungatosi nel fine settimana. La società risponde prontamente, si scusa e nega di essere stata vittima degli hacker. Che a loro volta confessano: stavamo scherzando
Il servizio di cloud storage buttato giù da un disservizio prolungatosi nel fine settimana. La società risponde prontamente, si scusa e nega di essere stata vittima degli hacker. Che a loro volta confessano: stavamo scherzando

La domenica è tale anche per il cloud computing: Dropbox finisce offline e ci mette un po’ prima di tornare disponibile. Nessun attacco hacker: sia la società interessata che la crew che rivendica il presunto attacco alla fine confermano che il problema è stato di natura tecnica.

Il servizio di cloud storage è risultato indisponibile per circa due giorni , periodo oltre il quale è stata ripristinata la maggior parte delle funzionalità dando al 99 per cento degli utenti Dropbox la possibilità di accedere ancora una volta ai propri file persi tra le nuvole telematiche del cloud.

La società ha seguito passo passo l’evolvere della vicenda pubblicando svariati aggiornamenti sul blog ufficiale , rivelando in seguito il ripristino dei server e le cause che si nascondono dietro il disservizio: la colpa, ha sostenuto Dropbox, va attribuita a un aggiornamento server “di routine” andato male e installato – causa bug – su svariati “server attivi” con conseguente capitolazione dell’intero servizio.

I problemi dovrebbero a ogni modo essersi risolti, e stando a Dropbox i file degli utenti non hanno subito danni. L’azienda esclude categoricamente di essere stata vittima di un attacco DDoS, smentendo un gruppo di hacker che si era dichiarato responsabile del disservizio in commemorazione del primo anno dalla morte di Aaron Swartz .

Per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, la vicenda si movimenta : a quanto pare la crew che ha inneggiato a Swartz non è responsabile di alcunché, e il collettivo hacktivista di Anonymous potrebbe decidere di attuare una ritorsione nei confronti del gruppo per essere stato chiamato inopinatamente in causa senza motivo.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 gen 2014
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