DVD/Il video digitale tra pirateria e libertà

DVD/Il video digitale tra pirateria e libertà

Negli ultimi tempi si è parlato molto del DVD hacking e di DeCSS, un programma in grado di minacciare l'industria cinematografica. Ripercorriamo le tappe di questa vicenda, con un'introduzione sul video digitale, e diamo uno sguardo al futuro
Negli ultimi tempi si è parlato molto del DVD hacking e di DeCSS, un programma in grado di minacciare l'industria cinematografica. Ripercorriamo le tappe di questa vicenda, con un'introduzione sul video digitale, e diamo uno sguardo al futuro


La storia del video digitale per il mercato consumer nasce nei primi anni ’90 con l?introduzione, da parte di Philips , di un lettore particolare di CD chiamati CD-i, dove la ?i? sta per ?interactive?. A suo modo riprendeva parzialmente un?idea nata nel mondo del Commodore Amiga (CdTv) come una console per giochi da collegare direttamente alla televisione, e anche con la possibilità, tramite un modulo accessorio (cartuccia MPEG) di poter vedere anche film, cosa non presente nel CdTv Commodore. Si potrebbe definirlo come un antenato della Sony Playstation che tutti ben conoscono.

Questo primo lancio nel mercato consumer ebbe scarso successo per diverse ragioni:
– il costo della produzione e duplicazione dei CD-i era ancora alto, mentre quello delle videocassette stava scendendo di molto e per la grande massa era più che sufficiente;
– altri formati cinematografici su disco (Laserdisk) erano già presenti da anni sul mercato e si erano ritagliati una loro nicchia che non veniva intaccata dalle macchine CD-i, in quanto di qualità leggermente inferiore;
– il costo del lettore CD-i era abbastanza alto;
– scarsità di scelta nei film disponibili, e prezzo quasi doppio rispetto alla stessa versione su nastro.
Di conseguenza, la produzione di film in formato CD-i non ebbe mai una grande varietà di titoli in questo periodo.

Le cose iniziarono a cambiare qualche anno dopo, verso la metà degli anni ’90, quando in Oriente altre case definirono un tipo di supporto molto simile al CD-i, chiamato VideoCD, e ne iniziarono la commercializzazione. Accordi successivi tra le diverse major dell?elettronica portarono alla definizione di un ulteriore formato, chiamato VideoCD 2, compatibile sia con i lettori CD-i di Philips sia con i lettori VideoCD. Questo formato (VCD 2) è quello correntemente supportato da molti programmi di masterizzazione. E? da precisare che i lettori VideoCD sono stati pensati solo per la visualizzazione di film, e non con capacità ludiche (giochi, ecc.). Alcune possibilità di interattività sono tuttavia presenti.

I VideoCD però trovano un mercato ben diverso rispetto a quello affrontato anni prima dai CD-i: ormai il formato del Compact Disc è uno standard universalmente riconosciuto, la duplicazione degli stessi è divenuta facile e poco costosa e anche sui Personal Computer di fascia alta (Pentium 100, all?epoca) si possono vedere questi film, usando un software apposito.

Nel mercato europeo Philips prepara il lancio di nuovi lettori per il Video Digitale e questa volta Philips prepara una nutrita serie di film in formato VideoCD 2; l?operazione ancora una volta avrà poco successo. Nel continente americano il VideoCD passa praticamente inosservato: videonastri e Laserdisk non cedono il loro mercato già affermato da molti anni. Il boom serio avviene invece in Oriente, per diverse ragioni: il videonastro è ancora poco diffuso; le legislazioni sui diritti d?autore sono molto tolleranti se non inesistenti; il costo di produzione/duplicazione del supporto CD è minore di un videonastro. In breve tempo il VideoCD diventa un oggetto ambito da migliaia e migliaia di persone, che possono godersi anche film in prima visione americana – opportunamente sottotitolati – senza aspettare che le case cinematografiche locali si preoccupino della loro distribuzione, o importare direttamente VideoCD 2 originali da altre nazioni.

Uno degli aspetti particolari di questo formato è la sua universalità di riproduzione: un lettore CD-i o VideoCD con uscita TV di tipo PAL può comunque visualizzare correttamente un film creato in formato NTSC, e viceversa. Il lettore stesso si prende carico della conversione al formato desiderato, perché? il film è codificato in un formato ?agnostico?, chiamato MPEG1.

Tutto questo scenario preoccupa fortemente le case cinematografiche, e se ne intuiscono bene i motivi:
– universalità di riproduzione significa che un film prodotto in USA, che ha già finito il suo ciclo di vita nelle sale cinematografiche ed entra in quello delle videocassette nel mercato americano, può essere ancora non disponibile in altri mercati o iniziare la sua Prima Visione. L?incompatibilità tra gli standard televisivi dei vari mercati indirettamente proteggeva le case cinematografiche dalla possibilità che in una nazione potesse diventare disponibile in un supporto leggibile un film ancora da pubblicare o in prima visione;
– l?economicità dei supporti e della duplicazione apriva le porte alla pirateria selvaggia, già verificatasi in molti paesi orientali.
– la prospettiva della duplicazione casalinga, ad opera di quelli che tutti conosciamo con il nome di masterizzatori, disponibili a poco prezzo in un non lontano futuro, chiudeva il cerchio con una decisione: “il VideoCD deve morire”.
Da qui l?esigenza di un nuovo formato, che potesse fugare tutte queste paure da parte delle major hollywoodiane: il DVD.


Il DVD, anche se nasce nel mondo dei personal computer come evoluzione del CD-ROM, viene studiato espressamente per poter offrire quei livelli di protezione che il VideoCD non garantisce, aggiungendo delle novità che possono garantirne una maggiore diffusione in tempi brevi. Da qui alcune innovazioni:
– video in standard MPEG2, qualitativamente migliore del MPEG1;
– possibilità di molte colonne sonore e/o sottotitoli, un vantaggio per le case produttrici che possono vendere lo stesso disco in paesi con lingue diverse;
– possibilità di aggiungere degli elementi interattivi;
– divisione del mondo in 6 regioni, in modo che solo i lettori di quella specifica regione possano vedere il film;
– codifica del film nel disco, in modo da poter controllare i produttori di lettori DVD ed evitare la pirateria.
Quest?ultimo punto è stato realizzato usando un sistema di crittazione dei dati digitali chiamato CSS: il sistema prevede che il disco DVD abbia al suo interno una serie di chiavi di crittazione, ciascuna corrispondente ad un particolare casa produttrice autorizzata ad usarla. All?inizio il programma che gestisce la riproduzione del DVD controlla, tra i vari elementi, anche se una chiave di crittazione autorizzata è presente nel lettore; se la trova, il lettore viene abilitato alla lettura.

Con l?uscita del DVD sono apparsi anche molti lettori, sia per PC che da salotto; la grande differenza di prezzo tra i due sistemi e la potenza dei PC moderni ha favorito molto la visione dei DVD su PC. Sfortunatamente, però, i vari programmi per poter vedere i film su DVD avevano tutti una cosa in comune: funzionavano solo su Windows 95 e successivi, nessun altro sistema operativo per PC poteva visualizzare i film DVD. Recentemente sono apparsi anche programmi per l?ambiente Macintosh.

Come funziona il DeCSS

Il DeCSS è un programma nato per poter decodificare i film DVD in sistemi operativi non Windows, per i quali non esistono software o hardware disponibili da altre case. La decodificazione è solo la prima parte di tutto il processo che deve svolgere un PC per poter visualizzare il film sullo schermo; dopo di essa c?è un frammento di file video e audio da interpretare e mandare alle opportune periferiche, scheda video e scheda audio, per ottenere il risultato finale.
Tutte queste parti, che si basano sullo standard aperto chiamato MPEG2, erano disponibili: mancava solo il modo di poter decodificare correttamente il film presente nel disco DVD.

Questa situazione ha provocato in alcuni programmatori, desiderosi di poter vedere i film DVD sul loro PC senza dover essere legati in alcun modo ad un sistema operativo Microsoft, ad analizzare come funzionava il meccanismo di decrittazione, in modo da poterne costruire uno adatto ai loro scopi. In questo lavoro, tecnicamente chiamato reverse engineering, sono stati inaspettatamente aiutati da una falla presente in un player software di DVD per l?ambiente Windows: la chiave di decodifica del film non era stata protetta. A partire da essa, e grazie al poco efficiente sistema di crittazione usato nei DVD, sono riusciti a decodificarne molte altre, un numero più che sufficiente per i loro scopi.
Il programma è stato poi messo a disposizione nella sua forma base, conosciuta come codice sorgente, in vari siti Internet. Questo ha provocato le ire delle major hollywoodiane, che vedevano sfumata ogni possibilità di controllo sui film DVD: la protezione data dallo schema delle sei regioni, vista sopra, era infatti già stata annullata mesi prima.

DVD e pirateria

La ragione principale che le case cinematografiche portano nel processo contro gli autori e/o sostenitori del DeCSS è che questo sistema serviva per impedire la pirateria e che la pubblicazione del suo funzionamento è un danno enorme per loro. Il problema è: quale pirateria?
Posso ipotizzare due scenari:
– Copia speculare di un film DVD: attualmente non possibile a livello amatoriale – non ci sono i mezzi per farla – possibile per grandi organizzazioni che possono intervenire con grandi mezzi finanziari per costruire una stamperia di DVD. Questa possibilità non ha bisogno del DeCSS per potersi attuare, anzi, la riproduzione fedele al 100% del DVD originale è il loro scopo, e per questo non è necessario decrittare il film: basta effettuare una copia fisica del disco, che include anche le chiavi di crittazione. Per il normale utente casalingo non esistono attualmente masterizzatori di dischi DVD a un prezzo abbordabile, e il disco vergine stesso costa molto di più di un normale DVD acquistabile in qualsiasi negozio; anche l?ipotesi di trasferire il film su disco fisso e mantenerlo lì ha poco senso, in quanto un film DVD impiega molto spazio (alcuni Gigabyte) e rende la cosa assolutamente non conveniente. Allo stato attuale delle cose, il DeCSS qui non ha alcun peso.
– Copia di un film DVD in un formato diverso: il DeCSS, permettendo la decodifica, mette a disposizione i dati digitali del film anche per una possibile copia su un altro supporto (disco fisso) del film DVD. Da qui esso può venire convertito in altro formato (VideoCD MPEG1 ad esempio).

Per l’ultimo punto, ci sono diversi aspetti da considerare: innanzitutto, c?è una duplice perdita, sia di qualità (da MPEG2 a MPEG1) che di funzionalità (menu interattivi, scene extra, angolazioni di ripresa…). Mentre alcune delle funzionalità possono essere ricostruite in altri formati, la perdita di qualità c?è ed è indiscutibile: per fare un paragone, potremmo pensare alla differenza tra un CD e una cassetta (o, per gli audiofili, un file MP3) registrati dal suddetto CD. La musica è la stessa, ma la qualità del supporto è inferiore. Su questo argomento la legislazione statunitense non solo ha sempre concesso il principio del fair use (il legittimo proprietario può farne una copia per uso personale) ma, nel caso del formato audio MP3, ha ribadito che il consumatore non deve essere forzato ad uno specifico formato, e che quindi ha il diritto di potersi creare i propri file MP3 per ascoltarli nel suo lettore preferito, sia esso un walkman, un PC o qualsiasi altra cosa.

Già tutto questo ci fa chiedere: perché tutto quello che è stato ribadito per l?audio preregistrato non deve essere valido anche per il video preregistrato? Il DeCSS può essere un aiuto in questo senso, ma ancora una volta non è una parte indispensabile: esistono da anni schede di acquisizione video per poter registrare filmati su PC, alcune di esse addirittura producono direttamente dei file MPEG1 adatti alla creazione di un VideoCD. Usando una di queste schede è possibile creare, senza DeCSS, e molto più rapidamente, una copia di un film in un formato diverso dal DVD. Anche qui, allo stato attuale delle cose, il DeCSS non è un elemento indispensabile per un’operazione di pirateria.

DVD e reverse engineering

Anche in questo campo la questione è controversa: non tutte le legislazioni presenti negli stati dichiarano illegale l?opera di reverse engineering, quindi in alcune nazioni questo non costituisce un reato. Ma c?è di più: proprio attraverso questo sistema è stato possibile, quando non era disponibile il codice sorgente per questioni di diritto d?autore, creare non solo programmi simili ma anche aumentare, se non addirittura permettere, l?interoperabilità tra computer di produttori diversi, incentivando l?entrata di concorrenti e quindi creando un mercato con più offerte, in cui fosse possibile una scelta tra diverse alternative. E? doveroso ricordare a questo punto che una delle attuali grandi case produttrici di PC iniziò la sua carriera producendo computer ?Compatibili IBM? e che per fare questo fece proprio un reverse engineering di parti vitali dei PC IBM dell?epoca. Con questi precedenti, chi ha il coraggio di difendere la posizione che il reverse engineering è sempre e solo un reato?

Qual è lo scopo del CSS?

Questa è la domanda che sorge dopo aver letto tutto questo. Non sono io a dover dare una risposta, ma penso di aver dato degli elementi per comprendere meglio cosa accade in tutto questo processo. Gli interessi in gioco sono molti e quelli dei fruitori mi sembra siano i meno considerati; se poi sono utilizzatori di un sistema non Microsoft sono in una posizione ancora peggiore. C?è da aggiungere che, se molti consumatori desiderano dei film in formato VideoCD per svariate ragioni, perché non renderli disponibili sul mercato?


Dopo tutto il vespaio suscitato dalla comparsa del DeCSS, alcune case produttrici di hardware per PC hanno iniziato a rilasciare le specifiche di funzionamento dei loro dispositivi in modo da fornire anche agli utenti di sistemi operativi non Microsoft la possibilità creare e/o utilizzare, quando saranno disponibili, dei programmi per i DVD. Una mossa molto buona, ma arrivata tardi: se fosse giunta molto tempo prima forse non ci sarebbe stato un DeCSS, con tutto ciò che ne è seguito, fra cui l’arresto dell’autore. Da questo punto di vista la miopia delle major hollywodiane di affidare la riproduzione di film DVD solo su sistemi Microsoft, o non stimolarne adeguatamente un’alternativa, è stata fatale. Il problema grave è che ora come ora non hanno alternative serie a disposizione.

Rimuovere lo schema del CSS per crearne un altro, nuovo e più sicuro, comporterebbe l?immediata obsolescenza dei lettori DVD da salotto. Dato il costo di queste apparecchiature e la loro recente diffusione dubito molto che gli utenti gradirebbero di dover buttare qualcosa che hanno pagato molto caro dopo solo un anno o forse due. Per i lettori PC basterebbero solo dei nuovi programmi adatti allo scopo.
C?è però da dire che un sistema di crittazione non è mai sicuro al 100%. Prima o poi, con pazienza e tenacia, qualcun altro può trovare comunque i codici e decrittare correttamente i film, creando poi magari un DeCSS 2
Anche l?ipotesi di un sistema alternativo al DVD non sarebbe accolta bene dai consumatori: il tentativo c?è già stato, il suo nome era DIVX e dopo un anno e mezzo di sperimentazione, in alcune zone della California, è miseramente fallito.

A breve termine non vedo alternative seriamente considerabili che quella
di rassegnarsi. L?unica possibilità che hanno è quella di impedire che possano uscire sul mercato dei registratori di DVD compatibili con il DVD film. Intanto, a Oriente, non sono rimasti fermi: sono già in commercio lettori SuperVideoCD, una evoluzione diretta dei VideoCD di cui abbiamo detto sopra, di qualità simile al DVD ma seguenti uno standard diverso. Dovremmo adottare anche noi europei questo formato?

Stefano Tagliaferri

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
14 feb 2000
Link copiato negli appunti