Economia digitale? Più PIL per tutti

Economia digitale? Più PIL per tutti

Una ricerca condotta dal Digital Advisory Group (DAG): la web economy potrebbe valere il 4 per cento del Prodotto Interno Lordo entro il 2015. Negli ultimi 15 anni sono stati creati 700mila posti di lavoro
Una ricerca condotta dal Digital Advisory Group (DAG): la web economy potrebbe valere il 4 per cento del Prodotto Interno Lordo entro il 2015. Negli ultimi 15 anni sono stati creati 700mila posti di lavoro

Si intitola Sviluppare l’economia digitale in Italia: un percorso per la crescita e l’occupazione ed è una ricerca condotta dagli analisti del Digital Advisory Group (DAG) con il supporto della società di consulenza McKinsey & Company . Una panoramica sugli effetti creati dall’economia digitale su fattori cruciali come la crescita e l’occupazione del Belpaese.

Un impatto significativo delle nuove opportunità in Rete su almeno quattro ambiti dell’economia italiana. Sviluppo economico in termini di Prodotto Interno Lordo (PIL), creazione di posti di lavoro, crescita delle piccole e medie imprese e surplus di valore per tutti i consumatori tricolori.

In quattro anni – dal 2005 al 2009 – l’economia digitale avrebbe contribuito per il 14 per cento alla crescita del PIL italiano , e continua a svilupparsi ad un tasso dieci volte superiore al totale nazionale. Attualmente, l’economia basata sul web andrebbe però a costituire solo il 2 per cento dello stesso PIL, per un valore complessivo pari a 30 miliardi di euro .

Sempre secondo la ricerca condotta dal DAG, negli ultimi 15 anni sarebbero stati creati circa 700mila posti di lavoro collegati al web . Al netto degli impieghi persi – si pensi al fenomeno della pirateria – questa cifra si riduce a 320mila posti di lavoro. In sostanza, l’economia digitale crea più opportunità di quante ne distrugga.

Nello specifico caso italiano , sono stati creati 1,8 posti di lavoro per ogni occupazione persa. Comunque una cifra bassa se si considera la media di 2,6 posti nei 13 paesi sviluppati e addirittura i quasi 4 della Svezia . Un problema causato in particolare dalla scarsa capacità di innovazione da parte delle piccole e medie imprese locali.

La crescita media annua per le imprese attive in Rete è in Italia del 10 per cento, con esportazioni e incidenza dei ricavi oltre confine più che doppi rispetto alle aziende “a bassa intensità web”. Gli utenti di Internet hanno poi attribuito un valore pari a 7 miliardi di euro ai servizi messi gratuitamente a disposizione online .

Il potenziale dell’economia digitale in Italia sarebbe comunque ancora elevato: “con adeguate iniziative – prospetta il documento – si può raggiungere entro il 2015 un peso sul PIL fino al 4 per cento e contribuire alla crescita annua del paese con un ulteriore 0,25 per cento annuo rispetto ai trend attuali (corrispondente a circa 25 miliardi di euro di PIL aggiuntivo al 2015)”.

Quali consigli da parte del DAG? Sono state formulate 12 proposte d’azione: andare a colmare il digital divide e prevedere un piano per il broadband . Incoraggiare la propensione dei consumatori verso il web, così come sostenere le attività di commercio elettronico delle piccole e medie imprese.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
28 ott 2011
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