Decisione che ha oggettivamente del clamoroso, quella annunciata dal direttore dell’FBI James Comey: nel dichiarare conclusa l’indagine sulle email e i server privati usati da Hillary Clinton a dispetto del proprio incarico istituzionale, ha definito “estremamente negligente” il comportamento della politica statunitense candidata alla Presidenza ma si è pronunciato per il non luogo a procedere . Un “buffetto” per Clinton, accompagnato da un avviso per tutti gli altri: chiunque venga colto a comportarsi analogamente, e non goda prevedibilmente della stessa visibilità della moglie dell’ex-presidente, non verrebbe risparmiato dai federali.
L’assoluzione di fatto da parte di Comey arriva a chiudere una vicenda che si trascina da oltre un anno , con Hillary Clinton accusata di essersi servita di server ed email privati nella gestione delle sue comunicazioni anche nel delicato ruolo di Segretario di Stato dell’amministrazione Obama. Clinton ha dovuto poi subire anche l’ onta del cracking , presumibilmente da parte dell’hacker Marcel Lehel “Guccifer” Lazar.
Il problema più grave, per Clinton e l’amministrazione USA, consisteva nelle conseguenze sulla sicurezza delle comunicazioni derivanti dall’uso di server privati – e quindi con politiche di sicurezza meno robuste di quelle applicate all’infrastruttura governativa – e nella possibile compromissione di informazioni riservate o addirittura segrete.
Con un lavoro certosino che secondo Comey ha richiesto “migliaia di ore di sforzi” alla ricerca dei file cancellati dai server in maniera non sicura, l’indagine dell’FBI ha esaminato 30.000 email individuando appunto 100 email e 52 scambi di comunicazioni contenti informazioni riservate , con otto comunicazioni classificabili come “top Secret” al momento dell’invio e 36 considerabili come segrete.
Hillary Clinton ha insomma assunto un comportamento “estremamente negligente” nell’usare i server privati per le sue mail da Segretario di Stato, ha dichiarato il capo dell’FBI, ma a quanto pare questo non basta a configurare la volontà di violare la legge federale. Poco importa che lo stesso Comey si contraddica un momento dopo, dichiarando senza imbarazzo che una qualsiasi altra persona colta a trafficare in attività “simili” dovrebbe quasi sicuramente subire sanzioni amministrative e non solo.
Clinton però se l’è cavata con un rimprovero, la campagna per le Primarie democratiche può procedere a gonfie vele e l’FBI ha raccomandato al Dipartimento di Giustizia (DoJ) di non accusare formalmente il probabile futuro presidente USA. In una vicenda diversa non riguardante il potentissimo ex-Segretaro americano, ha osservato il candidato repubblicano alla Casa Bianca Donald Trump, l’ex-direttore della CIA generale David Petraeus è stato costretto a dimettersi per molto meno .
Alfonso Maruccia