Facebook è morto, anzi no: sta benissimo

Facebook è morto, anzi no: sta benissimo

I dati trimestrali Facebook confermano la bontà dei conti: nonostante tutti i problemi del 2018, Zuckerberg ha saldo il timone dell'azienda.
Facebook è morto, anzi no: sta benissimo
I dati trimestrali Facebook confermano la bontà dei conti: nonostante tutti i problemi del 2018, Zuckerberg ha saldo il timone dell'azienda.

Quanti avevano previsto prematuramente il tramonto di Facebook? Quanti avevano intravisto la fuga di massa, partendo dai giovanissimi e terminando con quanti – spaventati dai problemi relativi alla gestione dei dati personali – avrebbero chiuso i propri account? Quanti puntano il dito contro ogni ombra vedendoci il mostro di Zuckerberg simile alla sagoma del Grande Fratello di Orwell? Non che Facebook abbia l’anima candida, e gli ultimi mesi ben testimoniano quante e quali mancanze hanno tempestato il percorso del social network, ma i dati trimestrali dicono che il gruppo, semplicemente, cresce. Cresce ancora. Cresce nonostante tutto.

E Wall Street apprezza, così come gli azionisti: +4,3% nell’ultima seduta, +11,5% nelle contrattazioni after-hour.

Facebook, ossia 2,7 miliardi di persone

Il gruppo Facebook (inteso come agglomerato del social network, di Messenger, di WhatsApp e di Instagram) mette assieme 2,7 miliardi di persone ogni singolo mese, delle quali almeno 2 miliardi usano tali servizi ogni singolo giorno.

Il messaggio di Mark Zuckerberg nel presentare la trimestrale di cassa del gruppo è però chiaro: prima dei numeri, prima degli introiti e prima di tutto il resto c’è una presa di responsabilità per il peso che i propri strumenti hanno sul mondo. Dalle distorsioni elettorali alla tutela dei dati personali, Zuckerberg ha garantito un cambiamento nel modo in cui il gruppo progetta i propri servizi, li gestisce e li monitora. Insomma: “abbiamo cambiato in modo radicale il modo in cui gestiamo questa azienda. […] abbiamo investito miliardi di dollari in sicurezza, cosa che incide sulla nostra profittabilità. Abbiamo intrapreso azioni che riducono l’engagement su WhatsApp per fermare la disinformazione ed abbiamo ridotto la viralità dei video su Facebook di più di 50 milioni di ore di visualizzazione al giorno per migliorare il benessere degli utenti“. Come a dire: abbiamo sacrificato parte del nostro valore e ci teniamo che tutti lo sappiano, poiché questo è il prezzo che Zuckerberg ritiene giusto pagare per salvaguardare il profilo della propria azienda.

Ma non finisce qui. Per il 2019 il gruppo promette impegno ulteriore negli ambiti su cui si è intervenuto finora, si anticipa l’arrivo di grosse novità, si strizza l’occhio alle PMI e si spergiura massima trasparenza. Un impegno formale non semplice, ma sbilanciato una volta tanto nella direzione della responsabilità: è questo, sicuramente, un passo avanti rispetto al passato.

La trimestrale

Facebook ha complessivamente incassato in advertising 55 miliardi di dollari nel 2018 rispetto ai 39,9 del 2017: +38%. Gli introiti netti ammontano a 22 miliardi, +39% rispetto all’anno precedente. Sono ora 41 i miliardi “cash” a disposizione del gruppo.

Il 2018 di Facebook

Niente male per un’azienda che ha dovuto affrontare sfide come quelle affrontate da Facebook nell’ultimo anno. Da Cambridge Analytica in poi, passando per la coda lunga del Russiagate, i bug ed una serie di altre disavventure, il 2018 non sarà certo ricordato come uno tra i più gloriosi per l’immagine di Zuckerberg. Eppure il timone appare saldo: la trimestrale di cassa è sempre e comunque la verifica ultima ed ancora una volta i conti promuovono Menlo Park.

Fonte: Facebook
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Pubblicato il
31 gen 2019
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