Facebook: il terzo gemello è uno scammer

Facebook: il terzo gemello è uno scammer

Le pretese del cittadino statunitense Paul D. Ceglia non sarebbero altro che un tentativo di frode. Colui che deterrebbe l'84 per cento del sito in blu è stato già travolto da un'inchiesta aperta dal Procuratore Cuomo
Le pretese del cittadino statunitense Paul D. Ceglia non sarebbero altro che un tentativo di frode. Colui che deterrebbe l'84 per cento del sito in blu è stato già travolto da un'inchiesta aperta dal Procuratore Cuomo

La vicenda è ormai nota . Alla metà dello scorso luglio il cittadino statunitense Paul D. Ceglia aveva trascinato in tribunale il CEO di Facebook Mark Zuckerberg. Sostenendo di essere il legittimo proprietario dell’84 per cento del popolare sito in blu . Al centro delle accuse un presunto contratto risalente all’anno 2003, in cui Zuckerberg avrebbe promesso nero su bianco il 50 per cento delle azioni – più bonus – dell’imminente The Facebook .

Ma Ceglia non sarebbe altro che un truffatore, uno scammer di vecchia data . Questa la risposta ufficiale che gli alti vertici del social network hanno depositato presso un tribunale di Buffalo, a sottolineare come le pretese dell’uomo di Wellsville, New York siano di natura puramente fraudolenta. La causa intentata dai legali di Ceglia nei confronti del CEO Mark Zuckerberg sarebbe dunque semplicemente l’ultima, clamorosa operazione di scam.

Un assunto basato su una precedente inchiesta aperta dal Procuratore Generale di New York Andrew Cuomo, che aveva accusato Ceglia di aver rubato ai clienti della sua azienda – specializzata in combustibili come il pellet – circa 200mila dollari . Lo stesso Ceglia aveva così motivato il fatto di essersi ricordato solo sette anni dopo della corposa proprietà del sito in blu: documenti erano stati trovati proprio nel corso dell’inchiesta avviata da Cuomo.

Dettaglio esilarante. Paul D. Ceglia avrebbe rimosso per ben sette anni il concetto stesso di essere il legittimo proprietario di un sito da 500 milioni di utenti. I legali di Facebook hanno dunque insistito: le attività dell’uomo di Wellsville sarebbero puramente votate al raggiro, alla truffa. Documenti sono stati depositati per dimostrare il turbolento passato dell’uomo.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
18 ott 2010
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