Facebook in Europa, la miglior difesa è l'attacco?

Facebook in Europa, la miglior difesa è l'attacco?

Le indagini delle autorità della privacy dei singoli stati membri stridono con i principi del mercato unico europeo, osserva il social network: le conseguenze si ripercuoteranno sugli utenti
Le indagini delle autorità della privacy dei singoli stati membri stridono con i principi del mercato unico europeo, osserva il social network: le conseguenze si ripercuoteranno sugli utenti

Facebook ha deciso di contrattaccare in Europa: per rispondere alle accuse mosse nei suoi confronti in materia di privacy, punta il dito contro le politiche delle istituzioni e le indagini delle autorità per la privacy del Vecchio Continente che – a suo avviso – minano l’integrazione, il mercato unico e le attività delle aziende ICT .

Per criticare le istituzioni del Vecchio Continente Facebook, per mezzo di un editoriale sul Financial Times vergato dal vicepresidente alle Public Policy europee Richard Allen, parte dalle origini, quando nel 2010 ha stabilito i suoi uffici europei in Irlanda: allora si è sottoposta agli esami ed alle richieste delle autorità locali, nella convinzione che il principio della libera circolazione dei beni e dei servizi le permettesse così di operare nel rispetto generale del mercato unico europeo.

Tuttavia negli anni successivi le leggi europee in materia di protezione dei dati si sono evolute, anche nel particolare contesto irlandese , e soprattutto sono state diverse le autorità locali che hanno contestato le policy del social network, costringendo i suoi dirigenti a singole audizioni e ad indagini nazionali moltiplicate sui medesimi argomenti: di fatto – conclude così Allen – gli sforzi verso un mercato unico sarebbero vanificati e si sarebbe tornati alla frammentazione originaria .

Il discorso di Facebook sembra certamente legato alla volontà di controbattere le diverse accuse mossegli nel Vecchio Continente. D’altra parte c’è fermento in Europa intorno alle pratiche del social network: innanzitutto è stata chiamata sul banco degli imputati da una causa belga avviata contro la sua nuova policy e legata in particolare all’accesso ai dati di utenti che visitano pagine web che impiegano sui strumenti per i commenti ed i mi piace ; inoltre si trova di nuovo ad affrontare l’attivista Max Schrems che per le stesse ragioni sta cercando di avviare una class action in Austria.

Così, per quanto la pressione istituzionale l’abbia spinta ad alcuni passi indietro sul fronte della privacy, come la recente riforma del sistema di Log In e delle sue Graph API (che permette in particolare agli utenti di scegliere esplicitamente quali dati condividere con le app ed obbliga queste a specificare a quali dati vogliono avere accesso al momento dell’installazione), per cercare di risolvere questo proliferare di cause ed accuse, Facebook ha deciso di passare al contrattacco: se le cose continueranno ad essere così probabilmente i suoi utenti europei godranno in ritardo dell’introduzione delle nuove funzioni o non le riceveranno affatto .

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
30 apr 2015
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