Facebook, l'AI per le immagini è open

Facebook, l'AI per le immagini è open

Il social network ha reso disponibili le proprie tecnologie per il riconoscimento "intelligente" delle immagini sotto licenza open source. Prossimamente applicabile anche ai video
Il social network ha reso disponibili le proprie tecnologie per il riconoscimento "intelligente" delle immagini sotto licenza open source. Prossimamente applicabile anche ai video

Facebook ha annunciato la distribuzione open source delle tecnologie di intelligenza artificiale per il riconoscimento delle immagini, un’iniziativa perfettamente in linea con il nuovo “mantra” del mercato (già seguito da Google, Microsoft e altri) che dovrebbe portare vantaggi sia per gli sviluppatori che per lo stesso social network.

Il pacchetto FOSS della corporation statunitense include DeepMask, SharpMask e MultiPathNet, tre diversi tool basati sugli algoritmi di machine learning e che sono progettati per lavorare di concerto allo scopo di identificare soggetti e particolari di interesse nelle immagini fotografiche . DeepMask si incarica di riconoscere i suddetti oggetti attraverso un processo di “segmentazione”, passando attraverso una serie di scelte binarie (si/no) nel tentativo di classificare il contenuto di un’immagine a partire dai pixel che la compongano.

Con SharpMask il processo di identificazione viene rifinito e reso più accurato, mentre a MultiPathNet va l’incarico fondamentale di “dare un nome” alle cose: DeepMask può delineare le forme di un cane o di una pecora senza distinguere le differenze tra i due, spiegano da Facebook, mentre MultiPathNet può assegnare una categoria diversa a ciascuno dei due soggetti presenti in un’immagine.

I tre tool distribuiti sotto licenza FOSS sono stati realizzati dal team Facebook AI Research (FAIR), un gruppo di esperti che lavora tra le altre cose alla facilitazione della fruizione dei contenuti visivi alle persone affette da disabilità . Uno degli obiettivi futuri, e certamente problematici delle ricerche di FAIR, è infine quello di applicare lo stesso tipo di computazione algoritmica dei tool summenzionati ai contenuti video.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
29 ago 2016
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