Facebook vuole nuove regole per i suoi droni

Facebook vuole nuove regole per i suoi droni

I velivoli che porteranno connettività ovunque sfuggono alle attuali regole del volo. E il social network vuole che quelle che saranno scritte siano compatibili con la sua iniziativa
I velivoli che porteranno connettività ovunque sfuggono alle attuali regole del volo. E il social network vuole che quelle che saranno scritte siano compatibili con la sua iniziativa

Volare a 20 o 30mila metri per settimane, mesi o anni senza quasi nessun controllo da parte di un essere umano: in questo modo i droni di Facebook ( comprati da Google ) dovrebbero sfuggire al controllo delle autorità nazionali che si occupano di sicurezza aerea, e rientrare in una nuova categoria di apparecchi con regole tutte ancora da scrivere. Facebook spera di potersi sedere al tavolo dove queste regole saranno redatte.

In ballo ci sono questioni legali dunque, ma non mancano i problemi tecnici : per riuscire a garantire davvero anni di autonomia, a un velivolo destinato a viaggiare con qualunque tempo, occorrerà assicurarsi che l’alimentazione (tramite celle fotovoltaiche e relativi accumulatori), la struttura e lo spazio necessario al carico di antenne e altri dispositivi necessari per la connettività siano spinti ben oltre lo stato dell’arte attuale. Ci sono da risolvere problemi di peso e longevità, ma Facebook si sta impegnando tramite l’iniziativa Internet.org per contribuire a raggiungere tali traguardi già entro il 2015 .

Archiviata il prima possibile la questione tecnica, ci sarà comunque da chiarire l’aspetto regolatorio : oggi non esistono norme specifiche per le altitudini oltre i 60mila piedi, non per oggetti volanti privati, e l’altitudine operativa dei droni dovrebbe collocarsi tra i 60 e i 90mila piedi. Bisognerà stabilire come comportarsi a quelle altezze, sotto quale giurisdizione far ricadere la responsabilità del controllo e della vigilanza, chi avrà il potere e il dovere di pattugliare i cieli e di organizzare il traffico . Ci sono anche altre questioni in ballo, per esempio la guida degli apparecchi: i droni in questione sono potenzialmente in grado di fare da soli, ma l’orientamento legislativo attuale prevede comunque la supervisione di un pilota, permanente, per ciascun velivolo.

Se davvero Facebook punta a usare i droni per garantire connettività nelle zone rurali degli USA così come in Africa o sugli oceani, in volo ci saranno entro pochi anni decine o centinaia di apparecchi: prevedere per ciascuno di essi un pilota renderebbe la faccenda complicata o, più probabilmente, completamente impraticabile. Dunque un’altra regola che Facebook spera di cambiare riguarda il controllo umano: ogni operatore dovrebbe essere responsabile di 10 o 100 apparecchi , a seconda dei casi, ma per fare tutto questo sarà necessario tempo e pazienza, soprattutto a Washington. Per questo Facebook non esclude, anzi si augura, di trovare presto partner commerciali e istituzionali per questa iniziativa tutta orientata a combattere il digital-divide.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
24 set 2014
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