Fibra, dal vetro alla plastica. Made in Italy

Fibra, dal vetro alla plastica. Made in Italy

Ricercatori dell'Università di Bologna dietro una nuova soluzione di connettività a basso costo. E mentre negli USA pensano al laser, Pisa tocca i 448 Gbps
Ricercatori dell'Università di Bologna dietro una nuova soluzione di connettività a basso costo. E mentre negli USA pensano al laser, Pisa tocca i 448 Gbps

Ricercatori dell’Università di Bologna e dalla Technische Universiteit di Eindhoven, hanno studiato una nuova fibra ottica ultraveloce a basso costo: il nuovo materiale è stato chiamato POF, acronimo di Plastic Optical Fiber .

I risultati della loro ricerca sono stati pubblicati dalla rivista scientifica “Journal of lightwave technology”: il POF garantirebbe le performance dell’alta velocità con costi di produzione abbassati dal ricorrere non al vetro come le fibre ottiche tradizionali ma, come dice il nome, alla plastica . Il materiale permetterebbe, inoltre, di semplificare di molto anche l’installazione , dimezzandone i costi.

Il tutto, spiega il ricercatore Davide Visani, grazie alle dimensioni del filo permesse : “la fibra tradizionale ha bisogno di fili sottili un centesimo di millimetro, mentre quella in plastica funziona bene con fili di un millimetro” che, in quanto tali, sono “più facile da maneggiare e installare” e i cui componenti si trovano a buon mercato.

La nuova fibra garantirebbe inoltre più velocità: con un filo lungo 50 metri la nuova fibra permetterebbe di navigare ad una velocità 53 volte maggiore di quella attuale . Nel corso del loro studio i ricercatori hanno progettato e realizzato con la nuova fibra un sistema di interconnessione in grado di gestire sia segnali UMTS che WiMax.

Nel frattempo Pisa è stata testimone di un esperimento che sembra aver segnato un record nell’ambito di Internet veloce: un esperimento condotto congiuntamente dall’Istituto per le Tecnologie della Comunicazione dell’Informazione e della Percezione (Tecip) della scuola superiore Sant’Anna di Pisa, dal Laboratorio Nazionale di Reti Fotoniche del Consorzio Nazionale Interuniversitario per le Telecomunicazioni ( Cnit ) con il supperto tecnico di Ericsson, ha trasmesso dati a 448 Gbps .

Nel comunicato ufficiale si parla di un solo secondo per dati alternativamente “pari a 20 film in alta definizione, oppure 500 film in qualità standard, 22.500 collegamenti Adsl a 20 Mbit/s, 7 milioni di videochiamate o 100 milioni di telefonate standard”.

I ricercatori si sono appoggiati ad una doppia portante ottica inserita in un apparato commerciale di rete in fibra: in pratica hanno fatto in modo che le informazioni fossero aggregate a livello elettronico e poi trasmesse sotto forma di segnale luminoso attraverso un cavo ottico.

“Abbiamo quadruplicato il precedente record per infrastruttura commerciale, che era di 100 gigabit al secondo – spiega l’ingegner Luca Potì, responsabile area di ricerca del Cnit – sfruttando le potenzialità di una tecnologia matura come l’elettronica e fondendole con le capacità di trasmissione dati della fotonica”.

Per il momento questa straordinaria capacità di trasmissione non è indirizzata a creare nuovi servizi ma a migliorare le performance dei sistemi in fibra ottica già in uso: “Non è pensato per la singola interconnessione tra computer, ma per interi centri di smistamento dati”, spiega Potì. Questo, d’altronde, aumenta la capacità di questi snodi permettendo di migliorare a cascata anche i servizi messi a disposizione degli utenti, sia sulla velocità che sui costi. Scongiurando inoltre il pericolo di saturazione della rete mobile in conseguenza del diffondersi dei servizi ad essa legati come le videochiamate e la navigazione via smartphone.

Nei prossimi mesi sarà testata su segmenti di rete installati in tutto il mondo, per poi diventare prodotto del portafoglio Ericsson.

Per velocizzare la tramissione dati, intanto, l’Università della Florida centrale ha pensato a diodi laser e sta pensando a contromisure per superare l’instabilità riscontrata con la trasmissione di dati pesanti con questa tecnologia. Resta tuttavia il problema degli alti voltaggi a cui devono lavorare.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 29 mar 2011
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