Il violento arretramento di Bitcoin a fine novembre, con la discesa sotto gli 80.000 dollari, ha generato uno dei cluster di base di costo più densi dell’intero 2025, configurando una potenziale zona di supporto strategica per il ciclo attuale. Il movimento successivo, registrato il 1° dicembre, ha visto BTC scivolare verso la metà degli 80.000 dollari dopo un crollo notturno capace di cancellare circa 6.000 dollari di valore sugli exchange principali.
Il pullback ha colpito pesantemente i trader con leve eccessive ma, stando ai dati on-chain elaborati da Glassnode e alle valutazioni di diversi analisti, ha anche contribuito a creare una delle aree di accumulo più significative di questa fase di mercato. La presenza di un cluster così compresso indica infatti un elevato numero di unità il cui costo base si concentra intorno agli stessi livelli, spesso segnale di potenziale difesa da parte degli acquirenti recenti.
Un cluster di costo attorno a 80.000 dollari
Secondo Glassnode, il calo nella “zona bassa degli 80.000 dollari” ha formato un nuovo e particolarmente denso cluster di base di costo, chiaramente visibile sulle mappe di calore dei prezzi realizzati. Si tratta di una delle regioni più compatte dell’attuale grafico dei prezzi realizzati e, per questo motivo, viene considerata una zona di supporto che potrebbe rivelarsi resiliente.
Questo assetto tecnico ha costituito il terreno per il violento movimento successivo, durante il quale Bitcoin è sceso da oltre 91.000 dollari a meno di 86.000 in poche ore. Tale dinamica ha bruciato quasi 200 miliardi di dollari di capitalizzazione complessiva del mercato crypto, trascinando anche diverse major, tra cui ETH, che è scivolata sotto i 2.900 dollari.
I dati sui derivati mostrano che il ribasso è stato guidato principalmente da vendite forzate e liquidazioni piuttosto che da una pressione costante degli operatori spot. L’analista BorisD ha evidenziato infatti circa 250 milioni di dollari di liquidazioni nette di posizioni long soltanto su Binance, mentre le posizioni short sono rimaste intatte e addirittura aumentate nel momento in cui le long venivano azzerate.
Parallelamente, NovAnalytica ha riportato un calo di 700 milioni di dollari nell’open interest, accompagnato da un forte sbilanciamento lungo che richiama dinamiche già viste durante precedenti fasi di capitolazione.
Analisti divisi sugli scenari futuri
Le interpretazioni degli operatori di mercato rimangono nettamente divergenti. Merlijn The Trader ha suggerito che il 2025 potrebbe “rispecchiare il 2020”, inquadrando il rally di novembre seguito dal crollo del weekend come una fase dolorosa ma funzionale all’interno di un pattern più ampio. A suo avviso, qualsiasi valore sotto i 90.000 dollari rappresenta un’opportunità significativa.
Anche Michaël van de Poppe ritiene che il processo di bottoming richiederà tempo, pur prevedendo una futura sovraperformance di Ethereum una volta che BTC riuscirà a riconquistare l’area dei 92.000 dollari entro la fine del mese.
Altri osservatori restano invece più prudenti, in particolare sul fronte dei flussi istituzionali. Kyle Chassé ha affermato che la narrativa della “rete di sicurezza degli ETF” si sia incrinata: secondo la sua analisi, negli ultimi 90 giorni sono stati venduti circa 300.000 BTC da parte di grandi detentori, mentre negli ultimi 60 giorni gli ETF spot hanno registrato deflussi per circa 2,7 miliardi di dollari.
Secondo Chassé, sia le balene sia i prodotti finanziari legati a Wall Street hanno agito come venditori netti da novembre, mettendo in discussione l’idea che gli ETF possano rappresentare un sostegno costante al mercato. Nel frattempo, i dati di CoinGecko indicano che Bitcoin si muove attorno agli 86.000 dollari al momento della stesura, con un calo di circa il 6% nelle ultime 24 ore e del 22% nell’ultimo mese.
In uno scenario di mercato dominato da volatilità, cluster di costo sempre più definiti e dinamiche di liquidazione aggressive, sta emergendo un’attenzione crescente verso soluzioni Layer-2 capaci di sostenere volumi elevati e fornire scalabilità senza compromettere la sicurezza. Proprio in questo contesto sta trovando slancio Bitcoin Hyper, un innovativo protocollo Layer 2 per Bitcoin. $HYPER ha raccolto finora 28,85 milioni di dollari in una prevendita di successo, segnando un passo significativo verso la risoluzione dei limiti di scalabilità di Bitcoin.
Attualmente, Bitcoin processa circa sette transazioni al secondo (TPS) con commissioni spesso elevate, che ne limitano l’adozione per transazioni quotidiane. Bitcoin Hyper affronta queste sfide implementando rollup ottimistici, che aggregano migliaia di transazioni off-chain, aumentando i TPS a livelli competitivi con reti come Ethereum, pur preservando la sicurezza del Layer 1 di Bitcoin. La prevendita offre token a 0,013355 dollari con incentivi per i primi partecipanti.
In collaborazione con ClickOutMedia
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