I costi per il progetto Galileo crescono , e il parlamento europeo approva il budget di 6,3 miliardi di euro da investire tra il 2014 e il 2020 per la realizzazione e la messa in orbita dei 30 satelliti geostazionari che dovranno “liberare” la UE dalla dipendenza dai network americano (GPS) e russo (Glonass).
L’approvazione di Galileo e del progetto ancillare EGNOS (European Geostationary Navigation Overlay Service) è avvenuta con una schiacciante maggioranza di 603 voti a favore contro 29 contrari (59 astenuti), e la decisione dovrà favorire la crescita di un settore tecnologico che al momento conta “appena” per il 7 per cento del PIL europeo ma che ha potenzialità molto superiori.
Dalle istituzioni europee si sottolinea come Galileo ed EGNOS (rete progettata per incrementare l’affidabilità e la precisione sia di Galileo che del vecchio GPS) porteranno a un miglioramento della sicurezza nella vita di tutti i giorni, nella navigazione marittima e aerea, nei viaggi su strada e ogni genere di applicazione minuta come la gestione del traffico, la pianificazione agricola, la protezione ambientale.
I rappresentanti europei hanno suddiviso l’intero budget in una serie di segmenti secondari per facilitare il contenimento dei costi e la gestione dei finanziamenti. Nel frattempo le operazioni pratiche per la messa in orbita dei satelliti procedono e l’agenzia spaziale europea (ESA) passa in rassegna i singoli satelliti appena usciti dalle fabbriche tedesche di OHB.
Il contractor teutonico ha vinto l’appalto per la realizzazione di 22 dei 30 satelliti della rete Galileo, una rete sin qui nota – anzi famigerata – per i ritardi nella realizzazione. Il vice-presidente della Commissione Europea Antonio Tajani se la prende appunto sia con ESA che con OHB e preannuncia delle conseguenze finanziarie una volta accertate le rispettive responsabilità.
Alfonso Maruccia