Nessun ripensamento sulla controversa legge contro la pornografia infantile online, anzi: ieri il ministro alle Comunicazioni Paolo Gentiloni ha spiegato al Senato quanto si stia rivelando, a suo avviso, una normativa efficace. “Voglio ricordare – ha dichiarato – che dall’entrata in vigore della legge del 2006, che ha disposizioni più specifiche sullo sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo internet, la polizia postale ha conseguito risultati importanti, riassumibili in 166 persone arrestate, circa 250mila siti monitorati, di cui 154 attestati in Italia”. Si tratta, come noto, della legge che introduce il reato di pornografia infantile virtuale .
Gentiloni, che rispondeva durante il question time al Senato, ha ricordato che un decreto varato quest’anno è stato pensato per rendere più veloce la chiusura di siti con contenuti pedopornografici . Non ha citato, però, il clamoroso caso della censura del sito del cosiddetto orgoglio pedofilo : pur effettuata sulla base di quella normativa, i giuristi la considerano illecita perché era una censura non volta a perseguire il pedoporno ma la pedofilia in sé.
Il decreto, ha spiegato Gentiloni, ha fatto sì che venissero effettuati “8264 monitoraggi, individuando 151 siti pedofili, segnalati alle competenti forze di polizia degli altri paesi. Sono state tratte in arresto 19 persone e denunciate oltre 192. Sono state effettuate oltre 150 perquisizioni”.
Forte di risultati, ora il Ministro spera di riuscire ad esportare questa visione in Europa , ad esempio dando vita ad una lista nera paneuropea dei siti, che consenta alle polizie, alle autorità e ai provider dei singoli paesi di agire tempestivamente per bloccare la diffusione di immagini illegali. Si tratta a suo avviso di spingere sulla cooperazione tra le polizie e in questo senso Gentiloni ha già ricevuto l’appoggio di Franco Frattini , il vicepresidente della Commissione.
“Porterà avanti in sede di Commissione – ha dichiarato il Ministro riferendosi appunto a Frattini – la proposta della blacklist, fornendo anche strumenti essenziali come la tracciabilità dei pagamenti effettuati online per l’acquisto di materiale pedopornografico”. In più, con un coordinamento col ministero della Giustizia e nella speranza di un aggancio europeo per l’iniziativa, si vuole arrivare alla individuazione di chi ha subito condanne per reati di pedofilia o sia stato inquisito .
Tutto questo, però, non basta: le tecnologie cambiano e si evolvono, i contenuti che circolano grazie ai network di comunicazione sono sempre di più ed emerge con forza, secondo Gentiloni, la questione del telefono cellulare e del pericolo che può rappresentare per i minori.
Per tutelare questi ultimi, ha dichiarato ieri il Ministro, è già stato fatto un lavoro con operatori, ISP e carrier di telefonia, “perché è chiaro – ha sottolineato – che avremo sempre più la connessione a banda larga e la connessione ad Internet non soltanto dai nostri PC, ma anche dai telefoni mobili”.
A suo dire, in assenza di sistemi di parental control , che escludano ai minori “l’accesso ad Internet attraverso telefonia mobile” allora “è evidente che l’accesso ad Internet diventerà per le famiglie molto meno regolabile che non quello del computer di casa propria”.
Il lavoro con i vari soggetti ha portato così alla definizione di un Codice di tutela che a breve sarà presentato al Parlamento. E proprio rivolgendosi al Parlamento, Gentiloni ha concluso spiegando che è importante prevedere in Finanziaria l’istituzione di “un fondo per le nuove tecnologie e la tutela dei minori”.