Geoffrey Hinton, uno dei tre “padrini” dell’intelligenza artificiale, è diventato oramai un profeta di sventure. Ogni volta che parla, lo fa per avvertirci dei pericoli dell’AI, che lui stesso ha contribuito a creare. La settimana scorsa, durante un evento pubblico alla Georgetown University, ha snocciolato una serie di previsioni fosche su come l’AI stravolgerà la società. A.A.A. Cercasi ottimisti disperatamente…
Il padrino dell’AI avverte: la società rischia il collasso
Se l’AI diventa intelligente come le persone, o più intelligente, potrebbe fare qualsiasi lavoro
. È una previsione che non lascia vie di fuga: disoccupazione di massa inevitabile senza nuove classi di lavori per assorbire i disoccupati.
Hinton è pessimista per un motivo preciso. Questa volta non ci sarà una compensazione. Ogni rivoluzione tecnologica ha sempre seguito lo stesso schema: toglie da una parte, dà dall’altra. La rivoluzione industriale cancellò l’agricoltura tradizionale e fece nascere le fabbriche. L’automazione spazzò via molti operai ma aprì la strada ai servizi. L’intelligenza artificiale toglie e basta. Semplicemente perché può fare tutto ciò che fa un essere umano.
La scommessa dei miliardari della Silicon Valley che finanziano lo sviluppo è miope. Se nessuno lavora, nessuno guadagna. E se nessuno guadagna, chi comprerà quello che l’AI produce? Secondo Hinton, Elon Musk, Mark Zuckerberg e Larry Ellison stanno ignorando l’aritmetica di base: senza lavoro non c’è reddito, senza reddito non ci sono consumi.
Henry Ford capì questo cento anni fa quando aumentò i salari dei suoi operai così che potessero comprare le auto che producevano. I miliardari tech moderni sembrano aver dimenticato quella lezione, o semplicemente non gli importa.
Il pentimento di Hinton
Hinton ha svolto il lavoro pionieristico sulle tecniche di deep learning alla base dei modelli AI. Non dimentichiamo che il lavoro sulle reti neurali gli è valso un Turing Award nel 2018 (insieme a Yoshua Bengio e Yann LeCun).
Tutti e tre gli scienziati sono stati espliciti sui rischi della tecnologia, anche se con toni e sfumature diversi. Ma è stato Geoffrey Hinton a suscitare più scalpore. Dopo aver lasciato Google nel 2023, ha dichiarato di pentirsi del lavoro di una vita, affermando che i progressi dell’AI potrebbero portare a conseguenze gravi. Da allora continua a ripetere che l’intelligenza artificiale distruggerà l’umanità.
Sapere Vs elaborare dati
Ma c’è un problema di fondo. Elaborare valanghe di dati non equivale a capirli. Un modello linguistico può aver letto milioni di referti medici, ma non “conosce” la medicina come la conosce un medico. Produce testo convincente, d’accordo, ma manca tutto il resto: la comprensione reale, l’intuizione, la capacità di affrontare situazioni inedite.
Non è un dettaglio trascurabile. Hinton prevede una disoccupazione di massa perché pensa che l’AI possa fare qualunque lavoro. Ma nella pratica, i tentativi di sostituire gli esseri umani con gli agenti AI sono spesso naufragati in modo imbarazzante. Anche nell’assistenza clienti, che sembrava la vittima perfetta dell’automazione, i flop non sono mancati. Insomma, non è affatto scontato che la tecnologia riesca a rimpiazzare anche i lavori meno qualificati.
Robot militari
Ma Hinton non si ferma alla disoccupazione. Ha anche avvertito sulle implicazioni militari. Le macchine AI potrebbero essere uno strumento fantastico per azioni imperiali all’estero, ha argomentato. Dispiegare robot per combattere oltremare sarebbe fantastico per il complesso militare-industriale USA perché non dovrebbe giustificare perdite umane alla popolazione locale.
Fa specie, onestamente, sentire Hinton parlare in questo modo. È come se Oppenheimer avesse passato il resto della sua vita dicendo “ops, mi sa che la bomba atomica era una pessima idea“. Forse è un po’ tardi per le lacrime di coccodrillo…