In quello che alcuni hanno già salutato come un momento fondamentale nella storia di Internet, la National Telecommunications and Information Administration (NTIA) del Dipartimento del Commercio USA ha annunciato di voler “consegnare” la gestione dei server DNS a ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) così sancendo la fine del coinvolgimento (sostanziale e simbolico) del governo statunitense nel controllo dell’infrastruttura centrale della moderna rete telematica mondiale.
ICANN, che negli anni si è progressivamente affrancata dagli States, è in realtà coinvolta direttamente nella gestione del sistema DNS sin dal 1998, anche se tale gestione era svolta sotto contratto governativo con il Dipartimento del commercio. Ora quel contratto svanisce e l’organizzazione californiana sarà la sola responsabile per i server a cui è deputata la traduzione dei nomi di dominio in indirizzi IP.
Dal Dipartimento del Commercio fanno sapere che la necessità di abbandonare la presa sui server DNS, già prevista da tempo, si è trasformata in una vera urgenza a causa delle rivelazioni di Edward Snowden nello scandalo Datagate.
Ora occorre che ICANN riacquisti la fiducia nelle infrastrutture telematiche di base che i documenti sul tecnocontrollo della NSA hanno incrinato in maniera sensibile, con la prospettiva finale di raggiungere una nuova governance internazionale di Internet in cui siano equamente rappresentati tutti gli stakeholder coinvolti.
Obiettivo più che legittimo e meritorio, dice il ministro delle comunicazioni australiano Malcolm Turnbull facendo eco a quanto invocato di recente dalle istituzioni europee, anche se a suo modo di vedere ICANN non è ancora pronta per svolgere a dovere il compito. L’importante, sostiene Turnbull, è che al governo USA non si sostituisca un suo succedaneo come l’ International Telecommunication Union, agenzia che fa capo alle Nazioni Unite e rischia di essere condizionata dai conflitti e dagli interessi che vi regnano .
Alfonso Maruccia