Non bastano i piccoli accorgimenti tecnici, non basta un risarcimento che rischia di riversarsi nelle sole tasche degli avvocati: per assicurare la privacy di coloro che indirizzano le proprie comunicazioni ad utenti di Gmail, secondo la giustizia californiana Google dovrebbe ammettere a chiare lettere che “intercetta e analizza il contenuto delle email inviate dai non utenti di Gmail allo scopo di creare dei profili degli utenti Gmail e proporre loro pubblicità personalizzata”.
È questa una delle motivazioni con cui il giudice Lucy Koh ha respinto la proposta di accordo negoziata fra Google e i legali della class action intentata nel 2015 dai non utenti di Gmail californiani che lamentavano l’intercettazione dei contenuti delle loro comunicazioni inviate agli utenti del servizio di posta elettronica della grande G, pur non avendo mai aderito alle condizioni d’uso . Oltre a difendere le proprie ragioni con le argomentazioni già adottate per numerose cause legali intentate per le pratiche di analisi dei contenuti delle missive scambiate tramite Gmail, spiegando che l’esame automatizzato dei contenuti è volto ad offrire servizi migliori in termini di sicurezza e di personalizzazione, Google aveva proposto una soluzione di mediazione, assicurando di procedere all’analisi solo nel momento in cui le email comparissero nell’ interfaccia della mailbox del destinatario . Poiché l’intercettazione è definibile tale solo qualora venga praticata nella fase di transito del messaggio, Mountain View avrebbe scongiurato la violazione della legge operando l’analisi a fini di profilazione una volta che il processo di invio risultasse concluso, e il contenuto dell’email fosse visibile al destinatario, utente di Gmail informato delle condizioni d’uso.
L’accordo preliminare che aveva accontentato i legali delle parti in causa, pur ricalcando quello stipulato fra Yahoo e i non utenti del suo servizio di posta elettronica, non ha ottenuto il benestare del giudice Koh, incaricata di dirimere il caso: la proposta di Google non sarebbe sufficientemente comprensibile , né per la giustizia né per gli utenti, mancherebbe di spiegare nei dettagli il funzionamento dell’analisi e soprattutto lo scopo , universalmente noto, ma mai esplicitato a favore dei non utenti.
Il confronto legale fra le parti non verrà dunque archiviato e la risoluzione del caso si giocherà probabilmente sulla trasparenza che la Grande G sceglierà di offrire ai cittadini della Rete. Un altro aspetto che verrà ridiscusso sarà probabilmente quello della compensazione: nell’accordo preliminare rigettato dalla giustizia californiana era previsto che Mountain View corrispondesse 2,2 milioni di dollari, che sarebbero però interamente finiti nelle mani degli avvocati che si sono occupati di difendere le ragioni dei non utenti di Gmail.
Gaia Bottà