Google Book Search nel mirino dell'antitrust

Google Book Search nel mirino dell'antitrust

Gli States aprono un'inchiesta per esplorare i possibili rischi posti dall'accordo tra Google e gli editori rispetto al progetto di digitalizzazione
Gli States aprono un'inchiesta per esplorare i possibili rischi posti dall'accordo tra Google e gli editori rispetto al progetto di digitalizzazione

Erano riusciti a convincere gli editori e gli autori, quelli di Google. Ma adesso il loro progetto Book Search potrebbe essere bloccato dall’autorità antitrust. Il Dipartimento di Giustizia (DOJ) statunitense ha aperto un’inchiesta per indagare sulle possibili implicazioni antitrust dell’accordo che BigG e le associazioni di categoria hanno stipulato nello scorso mese di ottobre. E che rischia, secondo i critici, di creare un monopolio di fatto nel campo dell’editoria digitale.

È stato il New York Times a dare per primo la notizia , citando non meglio precisate fonti “interpellate sull’argomento”. La querelle intorno a Book Search ha una storia ormai piuttosto lunga. È cominciata nel 2005, quando la Authors Guild e la Association of American Publishers hanno promosso una class action contro Google, accusata di infrangere le normative federali sul copyright con le proprie attività di digitalizzazione di libri.

Sembrava aver trovato conclusione nello scorso mese di ottobre, quando Google ha accettato di pagare 125 milioni di dollari per chiudere la causa in maniera transattiva. L’ accordo garantiva a Mountain View il diritto di mostrare online tutti i sette milioni di libri digitalizzati, ed eventualmente di chiedere un corrispettivo economico per l’accesso a singoli testi o alla library complessiva. In cambio, BigG si impegnava a dividere gli eventuali proventi con gli autori e gli editori. L’entrata in vigore effettiva dell’accordo, scrive ArsTechnica , era prevista proprio per il prossimo mese di maggio.

Tuttavia l’ agreement ha incontrato fin da subito una fiera opposizione da molte parti . L’argomento di fondo dei critici, tra i quali si annoverano calibri come Internet Archive, Microsoft, diverse ONG ed uno stuolo di docenti universitari, è che l’accordo garantirebbe a Google una posizione dominante nel settore emergente – e potenzialmente molto remunerativo – dell’editoria elettronica. Anzitutto, osservano gli oppositori, Mountain View potrebbe godersi in solitudine i benefici economici derivanti dai milioni di testi di cui non si conosce l’autore o il titolare dei diritti di copyright (i cosiddetti orphan book ). Ma soprattutto, come documentato di recente sulla New York Review of Books, l’ agreement inibirebbe l’ingresso di qualsiasi altro attore nel settore dei libri digitalizzati, consegnando a Google una sorta di monopolio de facto .

Inoltre a giudizio di James Grimmelmann , già dirigente Microsoft ed oggi professore alla New York Law School, le condizioni del contratto garantirebbero a BigG un eccessivo potere discrezionale rispetto alla “moderazione” dei contenuti dei libri. Non diversamente da quanto accade con i video di YouTube, infatti, i responsabili del progetto avrebbero la possibilità di scegliere quali contenuti sono appropriati – e quali inappropriati – per il servizio, e quali di conseguenza non hanno diritto di essere pubblicati online.

La posizione di Google è diametralmente opposta. A giudizio di Mountain View, infatti, Google Book Search amplierebbe considerevolmente le possibilità di accesso pubblico alla conoscenza, restituendo al pubblico milioni di libri ormai fuori commercio.

L’apertura di un’inchiesta, osserva il NYT , non significa necessariamente che il Dipartimento deciderà di bloccare l’accordo. Ma mostra con chiarezza come le argomentazioni dei critici siano ritenute potenzialmente rilevanti dagli avvocati federali. E come il caso non si possa ancora considerare chiuso.

Solo due giorni fa il giudice incaricato di valutare il caso, Denny Chin, aveva postposto di quattro mesi il termine per la presentazione delle richieste di esclusione dall’accordo, o di eventuali nuove memorie relative al caso. La decisione del magistrato è arrivata in risposta alle richieste di diverse parti – tra cui la stessa Google, e estende i propri effetti anche alle nostre latitudini .

Non è la prima volta che le strade di BigG e del DOJ si incrociano. Soltanto l’anno scorso, i federali avevano passato al setaccio un accordo di partnership commerciale stipulato da Google e Yahoo nel campo della pubblicità online, e indotto Mountain View ad abbandonare il contratto . E adesso c’è molta curiosità intorno alla strategia che intenderanno seguire rispetto a Book Search.

Nessuna delle parti coinvolte nella vicenda ha per ora accettato di rilasciare dichiarazioni ufficiali in proposito.

Giovanni Arata

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Pubblicato il
30 apr 2009
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