Google Books, anche le foto in tribunale

Google Books, anche le foto in tribunale

Gli autori di immagini e illustrazioni vorrebbero la loro parte della vasta opera di digitalizzazione portata avanti da Mountain View. Mentre un editore si convince dell'utilità del servizio: gli autori devono conquistarsi un pubblico
Gli autori di immagini e illustrazioni vorrebbero la loro parte della vasta opera di digitalizzazione portata avanti da Mountain View. Mentre un editore si convince dell'utilità del servizio: gli autori devono conquistarsi un pubblico

Anche gli artisti visivi hanno depositato una class action contro Mountain View per Google Books: il progetto di digitalizzazione dei libri violerebbe non solo il diritto degli autori di opere letterarie ma anche quello dei fotografi e dei disegnatori le cui opere sono contenute nei testi digitalizzati . E che sarebbero stati oltretutto esclusi dall’accordo raggiunto tra Google ed Editori.

La sostanza, infatti, è la stessa della causa intentata dalla Authors Guild e dalla Association of American Publishers che hanno poi firmato con Mountain View un accordo da 125 milioni di dollari. Ma il giudice Denny Chine, che decideva del caso, rifiutò alle associazioni degli artisti visivi la possibilità di inserirsi in tale accordo e spiegò la sua decisione affermando che il loro intervento “avrebbe messo a rischio l’intero accordo” e che “da un punto di vista della correttezza e dell’efficienza essi avrebbero dovuto sottoporre una nuova causa e non rallentare quella in corso”.

Proprio in seguito al mancato intervento in tale accordo fotografi e illustratori hanno intentato una nuova causa. Ad essa partecipano numerose associazioni che raggruppano artisti che sfornano opere di questo genere, tra cui la Association of American Publishers e la Graphic Artists Guild , e singoli fotografi e illustratori.

A differenza della causa intentata dagli editori e dagli autori (che si concentra soprattutto sulla procedura di digitalizzazione dei volumi delle biblioteche), la nuova denuncia si concentra soprattutto sul “partner program” di Google, attraverso cui gli editori permettono al motore di ricerca di indicizzare i loro volumi, e che non ricompenserebbe adeguatamente gli artisti visivi per il loro contributo.

Nonostante tutte le difficoltà e le cause che deve affrontare, la digitalizzazione di Google procede, anche attraverso un’opera di sensibilizzazione portata avanti proprio presso i detentori dei diritti : e proprio per questo almeno un editore ha cambiato idea circa l’opportunità e la convenienza di Google Book Search. In seguito ad un colloquio con gli uomini di Mountain View, Michael Hyatt, CEO di Thomas Nelson Editori, ha riconosciuto il ruolo che può svolgere il servizio offerto dalla Grande G in particolare per la diffusione dei testi. Ammette infatti, ora, che il vero nemico oggi degli autori è la mancanza di notorietà e non quindi la pirateria, oltretutto perché il mezzo cartaceo sembra ancora essere riconosciuto come fondamentale per la lettura. D’altronde, poi, Google Book Search mette a disposizione solo il 20 per cento del contenuto del libro. Costituirebbe, insomma, solo una sorta di assaggio per chi vuole farsi un’idea ed eventualmente effettuare l’acquisto.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
7 apr 2010
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