Google Docs, iniezioni di Gdrive

Google Docs, iniezioni di Gdrive

Atteso oramai da anni, il fantomatico sistema di storage remoto di Mountain View inizia finalmente a fare capolino tra i servizi di produttività di Google Docs. Non è proprio un hard disk nelle nuvole ma è pur sempre un inizio
Atteso oramai da anni, il fantomatico sistema di storage remoto di Mountain View inizia finalmente a fare capolino tra i servizi di produttività di Google Docs. Non è proprio un hard disk nelle nuvole ma è pur sempre un inizio

Del fantomatico Gdrive si parla da anni, al punto che questo ipotetico “hard disk/file system virtuale” è diventato quasi una leggenda metropolitana in linea con l’avanzare dell’hype sulle proprietà salvifiche del cloud computing e la politica commerciale Internet-centrica portata avanti da Mountain View. L’ultima caratteristica di upload aggiunta a Google Docs non si chiamerà Gdrive, ma di certo rappresenta un passo iniziale verso la concretizzazione del concetto di hard disk remoto di cui sopra.

Il blog ufficiale di Google Docs annuncia infatti che “nel corso delle prossime settimane” gli utenti di Docs avranno a disposizione la possibilità di caricare online qualsiasi tipo di file, con la limitazione di 250 Megabyte per singolo file e 1 GB di storage occupato in totale. I file messi online non dovranno necessariamente essere convertiti nei formati supportati da Google Docs (fogli di calcolo, testi eccetera), e chi vorrà potrà farsi assegnare altro spazio di storage (oltre al primo Gigabyte gratuito) al costo di 25 centesimi di dollaro all’anno.

Google descrive la nuova funzionalità come la soluzione ideale per quei professionisti che si trovano a dover condividere dati e informazioni “pesanti” come layout grafici, schematiche di progetti edili e altro. In più, e la cosa certamente non stupisce visto che si parla di Google, per i documenti supportati dagli algoritmi di ricerca di Mountain View ci sarà la possibilità di indicizzarne i contenuti e fruirne alla stessa stregua di quello che avviene attualmente con l’applicativo Google Desktop in locale.

Il primo approccio pubblico di Google al “cloud storage” rassomiglia dunque ben poco a un hard disk remoto propriamente detto, non esiste alcuna possibilità di fare “copia & incolla” diretto dal desktop alla rete e altrettanto si può dire della possibilità di sincronizzare i file già offerta da altri servizi web (clienti corporate esclusi ). Lo striminzito Gigabyte gratuito per singolo utente tende poi a impallidire di fronte ai 25 Gigabyte di Microsoft SkyDrive o a certe offerte da mezzo Tera legate ai netbook commercializzati da Asus.

L’impressione più immediata che si ricava dalla nuova funzionalità di storage remoto di Mountain View è quella di un work in progress temporaneo in vista di qualcosa di più, un ipotetico “cloud disk drive” che certamente rappresenterebbe il complemento ideale dell’atteso sistema operativo Chrome OS che fa appunto della archiviazione remota delle informazioni la sua caratteristica prominente.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
13 gen 2010
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