Google paga gli editori per scrivere articoli con l'IA?

Google paga gli editori per scrivere articoli con l'IA?

Sono emersi dettagli in merito a una collaborazione tra Google e gli editori per il test di un nuovo sistema IA dedicato alle news online.
Google paga gli editori per scrivere articoli con l'IA?
Sono emersi dettagli in merito a una collaborazione tra Google e gli editori per il test di un nuovo sistema IA dedicato alle news online.

Quanto accaduto nei giorni scorsi con il sistema di creazione delle immagini attraverso l’IA di Gemini, testimonia quanto sia fondamentale condurre test approfonditi sulle tecnologie di intelligenza artificiale generativa, prima di renderle disponibili pubblicamente. A quanto pare, Google avrebbe in serbo il lancio di una piattaforma dedicata espressamente agli editori, in particolare a quelli più piccoli e locali: proprio con l’obiettivo di raccogliere i loro feedback, avrebbe avviato un programma beta coinvolgendoli, pagandoli per pubblicare e distribuire i contenuti scritti dagli algoritmi.

IA e articoli: nuova iniziativa per Google e gli editori?

A svelarlo è stata la redazione di ADWEEK, che afferma di aver messo mano a documenti riservati. Stando ai termini dell’accordo, le realtà coinvolte sarebbero tenute a utilizzare un set di strumenti per produrre un numero predeterminato di contenuti. In cambio, riceverebbero una somma a cinque cifre (indicativamente alcune decine di migliaia di dollari in un anno), potendo inoltre contare sull’accesso gratuito al sistema in questione. Al momento, utilizzare il condizionale è d’obbligo.

Il commento di bigG non si è fatto attendere. È attribuito a un portavoce e chiarisce alcuni aspetti del progetto.

La speculazione a proposito dell’utilizzo di questo strumento per ripubblicare il lavoro di altre testate è inaccurata. Il tool sperimentale è progettato in modo responsabile per aiutare gli editori piccoli e locali nel produrre giornalismo di alta qualità, sulla base di fatti reali provenienti da fonti di dati pubbliche come le informazioni delle amministrazioni locali o dalle autorità sanitarie. Questi strumenti non sono destinati a, e non possono, sostituire il ruolo essenziale dei giornalisti nel produrre, creare e verificare i loro articoli.

In altre parole, l’IA sarebbe in grado di produrre articoli partendo da informazioni affidabili disponibili pubblicamente, non rielaborando quanto già pubblicato da altre testate. A tal proposito, ricordiamo che è in corso una causa legale tra OpenAI e New York Times, inerente proprio alle presunte conseguenze di quest’ultima pratica.

I dettagli sulla fase beta del progetto

Stando a quanto emerso, il programma farebbe parte della Google News Initiative, la stessa iniziativa a sostegno dell’editoria messa in campo negli anni scorsi dal gruppo di Mountain View e di cui abbiamo scritto in più occasioni anche su queste pagine.

Il progetto sarebbe stato avviato nel mese di ottobre, reclutando le realtà interessate a partecipare attraverso la newsletter di LION (Local Independent Online News), arrivando poi a regime nelle scorse settimane. La durata è indicata come annuale. I termini dell’accordo prevederebbero la pubblicazione di tre articoli al giorno, una newsletter a settimana e una campagna di marketing al mese.

Per la fase di creazione, descritta in modo differente rispetto a quanto spiegato dal portavoce di Google, gli editori sarebbero chiamati a specificare un elenco di siti Web di terze parti, già attivi nella pubblicazione di notizie e contenuti ritenuti rilevanti per i loro lettori. A questi non verrebbe chiesto il consenso al trattamento delle informazioni (da qui il chiarimento dell’azienda riportato sopra).

Non appena una delle testate indicate mette online un articolo, il sistema sarebbe in grado di mostrarlo su una dashboard dedicata, permettendo all’editore che ne fa uso di crearne un altro partendo dal suo testo, alterando il linguaggio e lo stile per evitare di farlo sembrare un copia-incolla. Attraverso appositi indicatori, l’IA metterebbe in evidenza le parti prelevate fedelmente dalla fonte e quelle invece rielaborate.

Un responsabile si occuperebbe poi della revisione del risultato finale prima di portarlo online, senza l’obbligo di etichettare il contenuto come generato dall’intelligenza artificiale.

Considerando la corsa alle soluzioni IA che vede coinvolti pressoché tutti i colossi del mondo online, le implicazioni dovute a una sostanziale mancanza di regole su questo fronte e le implicazioni non sempre positive derivanti dall’utilizzo di questi sistemi, non fatichiamo a immaginare che torneremo presto sul tema.

Fonte: ADWEEK
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Pubblicato il
28 feb 2024
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