Hotfile e gli innocenti armadietti del P2P

Hotfile e gli innocenti armadietti del P2P

Un giudice della Florida respinge le accuse contro la piattaforma di hosting panamense. Non avrebbe caricato direttamente file illeciti. Le attività dei suoi utenti potrebbero però costarle la protezione garantita agli intermediari
Un giudice della Florida respinge le accuse contro la piattaforma di hosting panamense. Non avrebbe caricato direttamente file illeciti. Le attività dei suoi utenti potrebbero però costarle la protezione garantita agli intermediari

Erano gli inizi dello scorso febbraio quando gli alti rappresentanti della Motion Picture Association of America (MPAA) aprivano il fuoco legale contro il servizio di file hosting panamense Hotfile. Anton Titov, oscuro gestore russo del cyberlocker , secondo l’industria avrebbe messo in piedi un business selvaggio, per lucrare in maniera diretta sul download sistematico dei contenuti made in Hollywood .

Un giudice della Florida ha ora sottolineato come i vertici di Hotfile non siano responsabili di una violazione diretta del diritto d’autore. La tesi portata in aula dai legali della MPAA è stata dunque respinta dal giudice Adalberto Jordan: la piattaforma di hosting gestita da Titov non avrebbe mai provveduto al caricamento volontario di file illeciti . Solo ospitato i contenuti scelti dai suoi utenti.

Ed è proprio su questi stessi utenti che si giocherà la nuova, agguerrita partita legale tra MPAA e Hotfile. Il giudice Jordan non ha infatti respinto la tesi secondo cui il cyberlocker panamense potrebbe essere incriminato per induzione alla violazione ripetuta del copyright . In altre parole, i vari meccanismi di ricompensa offerti agli uploader più popolari potrebbero costare cari al servizio di file hosting.

Titov e Hotfile verrebbero dunque incriminati per aver permesso – se non incoraggiato – agli utenti di violare il diritto d’autore. Allontanandosi di fatto dalle acque calme e sicure del safe harbor previsto dal Digital Millennium Copyright Act (DMCA). Secondo la difesa, il servizio di file hosting non avrebbe mai permesso la ricerca interna di contenuti in violazione del copyright. Offrendo semplicemente un armadietto neutro dove depositare file di ogni genere.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il 12 lug 2011
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