Le promesse del transumanesimo si fanno sempre più concrete, e dalla ricerca su protesi e impianti artificiali ad alta tecnologia si passa rapidamente all’approvazione delle istituzioni governative per il loro impiego.
Ha ad esempio ottenuto l’approvazione della Food and Drug Administration (FDA) statunitense l’ impianto retinico Argus II , un sistema di trasmissione wireless che ha già restituito una parvenza di vista ai pazienti affetti dalla grave malattia degenerativa del sistema visivo nota come retinite pigmentosa .
Argus II ha bisogno di uno speciale paio di lenti per catturare i segnali luminosi da trasmettere all’impianto posizionato dietro la retina: l’approvazione da parte della FDA dovrebbe garantire la sicurezza della tecnologia e apre le porte, ai facoltosi che potranno permettersi di spendere i 150mila dollari necessari, a interventi chirurgici in grado di migliorare grandemente la vita quotidiana dei pazienti affetti dal problema.
Anche la ricerca procede nella realizzazione di biotech sempre più sofisticato: l’ impianto retinico Alpha IMS si presuppone di fare quello che già fa Argus II senza la necessità di indossare occhiali speciali, mentre i “bioingegneri” della Cornell University lavorano con la stampa 3D per ricreare padiglioni auricolari usando innesti cartilaginei su collagene pre-modellato.
Un altro segnale della crescente accettazione di tecnologie bioniche è la decisione del governo britannico di acquistare protesi artificiali per i veterani che hanno perso le gambe in Iraq o Afghanistan.
Il piano prevede di spendere 6,5 milioni di sterline per acquistare gambe bioniche per 160 membri delle forze armate: le gambe in oggetto, riferisce BBC, contengono elementi tecnologici avanzati che migliorano grandemente la vita delle persone aumentando la mobilità e riducendo gli affaticamenti alla schiena.
Dall’Italia arriva infine la notizia di un progresso molto importante per la mano artificiale, una protesi che nel caso del lavoro del dottor Silvestro Micera è in grado di restituire feedback tattile interfacciandosi direttamente con il sistema nervoso di chi la “monta”. Un ventenne romano sarà il primo paziente a testare l’arto biotecnologico, anche se al momento non è nota la capacità del corpo umano di “sopportare” l’installazione permanente di un tale dispositivo.
Alfonso Maruccia