I troll dei brevetti spaventano i big

I troll dei brevetti spaventano i big

eBay li chiama proprio così: sono quel numero crescente di aziende e privati che registrano brevetti sulla tecnologia che non hanno alcuna intenzione di utilizzare. E li mettono persino in vendita, magari all'asta
eBay li chiama proprio così: sono quel numero crescente di aziende e privati che registrano brevetti sulla tecnologia che non hanno alcuna intenzione di utilizzare. E li mettono persino in vendita, magari all'asta


Roma – Mentre l’Europa discute se dotarsi di una legislazione sui brevetti del software simile a quella americana, negli USA viene descritta come una sorta di emergenza nazionale l’ascesa dei troll dei brevetti , ora finiti al centro di una nuova proposta di legge.

Con quella singolare espressione vengono identificati i privati o le imprese il cui scopo è quello di registrare il maggior numero possibile di brevetti tecnologici con cui accrescere il proprio portfolio, e senza nessuna intenzione di trasformare questi brevetti in tecnologie vere e proprie.

A chiedere un intervento immediato del Congresso per fermare forse il più squallido dei mercati fondati sulle proprietà intellettuali sono alcune di quelle imprese che più di altre hanno sfruttato, o subìto , i brevetti sulla tecnologia. Tra queste eBay : il colosso delle aste non sembra aver gradito che tra gli articoli all’asta sulle proprie pagine abbiano iniziato ad apparire i brevetti sulle tecnologie. L’attività preferita di questa specialissima razza di troll, infatti, sarebbe proprio quella di creare rumore attorno ai propri brevetti per poi piazzarli a buon prezzo, o a prezzo molto elevato, al miglior offerente.

Il perché i brevetti su metodi e software finiscano in questo modo è piuttosto ovvio: sono assai più semplici da ottenere dall’ Ufficio dei brevetti americano di quanto non siano quelli, per esempio, dell’industria farmaceutica. Questi ultimi richiedono spesso infatti pesanti investimenti: per quelli sulle tecnologie talvolta può bastare un programmatore con qualche (lucrosa) idea in testa. Nel fucile di quest’ultimo – denuncia eBay – la possibilità di denunciare le imprese innovative e chiedere danni in quantità quando queste ultime attivassero servizi e tecnologie basate su quei brevetti: un problema vecchio negli USA dove più volte le grandi corporation dell’informatica sono state accusate di praticare le medesime gentilezze verso gli sviluppatori più piccoli.

Se eBay ha già annunciato che arriverà anche alla Corte Suprema pur di veder condannato uno sviluppatore della Virginia che ha utilizzato eBay per mettere all’asta i suoi brevetti , il Congresso americano non sembra aver intenzione di stare a guardare: l’influente deputato repubblicano Lamar Smith ha infatti già scritto e proposto un progetto di legge che consentirebbe alle imprese di denunciare questi soggetti. “Credo che i troll dei brevetti – ha dichiarato Smith – stiano abusando del sistema”.

Due i nodi della proposta di Smith: il primo è rendere ancora più semplice contestare in tribunale l’uso di un brevetto , il secondo è invece impedire che chi detiene un brevetto ottenga facilmente il blocco della vendita di servizi o prodotti da parte di terzi accusati di violazione del brevetto stesso. Questo è un punto critico: secondo le società tecnologiche i giudici sequestrano e bloccano con eccessiva facilità, cosa che dovrebbero fare solo se l’ipotetico abuso del brevetto costituisse un danno assoluto e inesorabile per il soggetto denunciante.

In questo periodo critico per i brevetti sul software, messi negli USA sotto accusa dopo la massiccia campagna di mobilitazione anti-brevetti che in Europa contrasta il varo della relativa direttiva, le società dell’alta tecnologia ricordano come tra il 1998 e il 2001 le cause per brevetti tecnologici sono salite da 1200 a 2400 all’anno .

“Il disastrato sistema brevettuale e l’aumento delle denunce – ha dichiarato uno dei dirigenti dell’influente gruppo legato alle società dell’alta tecnologia Information Technology Industry Council – ha purtroppo scoraggiato le nostre aziende dall’innovare, e i troll dei brevetti ormai boicottano il sistema”.

Per la proposta Smith la strada è però in salita. La lobby dell’industria farmaceutica , infatti, non vede di buon occhio i cambiamenti proposti. L’associazione di settore, Pharmaceutical Research and Manufacturers of America , per bocca di un proprio funzionario ha fatto sapere di considerare la proposta una “lesione” al sistema brevettuale. “Qualsiasi tentativo di cambiare o indebolire le leggi sui brevetti – ha spiegato – potrebbe impattare profondamente sulla possibilità delle nostre aziende di creare farmaci innovativi e salvare delle vite”. Dichiarazioni che pesano: oltre a quella automobilistica e a quella tecnologica, infatti, a Washington proprio quella farmaceutica è tra le lobby più “ascoltate” dai parlamentari.

Ad opporsi alla normativa, più naturalmente, sono le piccole imprese della tecnologia , che temono un ulteriore passo in avanti a favore delle grandi società, quelle che possono gestire portafogli di migliaia di brevetti, con i quali non solo incassare ricche royalty ma anche organizzare accordi di cross-licensing per utilizzare brevetti altrui con spese nulle o molto contenute.

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Pubblicato il
13 giu 2005
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