IA generativa: nessuno vuole pagare per il copyright

IA generativa: nessuno vuole pagare per il copyright

Diverse aziende affermano che si possono usare materiali protetti dal copyright per l'addestramento dei modelli di IA generativa, senza pagare nulla.
IA generativa: nessuno vuole pagare per il copyright
Diverse aziende affermano che si possono usare materiali protetti dal copyright per l'addestramento dei modelli di IA generativa, senza pagare nulla.

Diverse aziende, tra cui OpenAI, Meta e Stability AI, sono state denunciate per aver addestrato i loro modelli di intelligenza artificiale generativa con materiale coperto dal diritto d’autore. Lo US Copyright Office ha avviato una consultazione pubblica sull’eventuale introduzione di una regolamentazione. Dalle risposte ricevute sembra evidente che nessuno vuole pagare per il copyright.

Uso dei dati senza pagare i diritti d’autore

Lo US Copyright Office ha pubblicato un avviso sull’argomento il 30 agosto 2023. È stato avviato uno studio per valutare se siano giustificate misure legislative o regolamentari per l’IA generativa, quindi tutte le parti interessate (artisti, autori, aziende e semplici cittadini ) possono lasciare commenti fino al 15 novembre. In base ai risultati dello studio, l’amministrazione Biden deciderà se intervenire con un’azione legislativa, come indicato nell’ordine esecutivo di fine ottobre.

Come è noto, l’addestramento dei modelli di IA generativa viene effettuato su database che contengono informazioni raccolte su Internet. Anche se pubblici, molti dati sono coperti dal diritto d’autore, quindi le aziende dovrebbero chiedere il permesso ai detentori del copyright ed eventualmente pagare le dovute royalties. The Verge ha elencato i commenti di Meta, Google, Microsoft, Anthropic, Adobe, Hugging Face, Stability AI e Apple.

Secondo Meta, una legge che impone il pagamento delle royalties obbligherà gli sviluppatori dei modelli IA ad identificare milioni di titolari dei diritti, nonostante i loro lavori rappresentino una piccola percentuale dei dati usati per l’addestramento.

Google ritiene che una legge non sia necessaria perché l’addestramento dei modelli IA equivale a leggere un libro. Microsoft afferma invece l’eventuale obbligo di chiedere una licenza danneggerebbe l’innovazione e i piccoli sviluppatori che non hanno le risorse economiche. Pertanto lo sviluppo dell’IA rimarrebbe nelle mani di poche aziende e di paesi in cui l’uso dei dati coperti dal copyright non rappresenta una violazione.

Secondo Anthropic, la legge esistente è sufficiente per proteggere il copyright. Adobe, Hugging Face e Stability AI sottolineano invece che l’uso di materiali protetti dal diritto d’autore rientra nella definizione di “fair use”. Apple ritiene infine che dovrebbe essere protetto dal copyright solo il codice generato dall’IA successivamente modificato dallo sviluppatore umano.

Fonte: The Verge
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Pubblicato il
6 nov 2023
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