IBM brevetta il bullet time

IBM brevetta il bullet time

Una specie di giubbotto antiproiettile che trasforma tutti negli Eletti di Matrix. Per evitare gli impatti, prevedendoli
Una specie di giubbotto antiproiettile che trasforma tutti negli Eletti di Matrix. Per evitare gli impatti, prevedendoli

Dall’azienda che vuole ricreare la mente umana , pagare il conto per tutti e brevettare la brevettabilità dei brevetti ci si aspetta un po’ di tutto. E tutto, puntualmente, accade: IBM vuole brevettare un’armatura bionica in grado di trasformare chiunque in un provetto Neo , capace di evitare i proiettili come in Matrix in quella frazione infinitesimale di secondo che precede l’impatto.

La richiesta del nuovo, ennesimo brevetto descrive “un metodo per proteggere l’obiettivo di un proiettile sparato da un’arma da fuoco”. Per far ciò l’armatura a cui pensa IBM è dotata di una sofisticata rete di sensori e sistemi di computazione digitali, che analizzano costantemente l’aria intorno a sè per individuare l’eventuale presenza di proiettili in arrivo attraverso onde elettromagnetiche.

Se tali onde vengono rispedite indietro ai sensori con la traccia del proiettile in arrivo, l’armatura agirà in totale autonomia calcolando se il colpo è sulla traiettoria di chi la indossa, e in tal caso funzionerà da elettrostimolatore attivando i muscoli giusti per evitare, letteralmente, il proiettile prima che centri il bersaglio. Si tratta in sostanza di una sorta di interfaccia automatizzata con il sistema nervoso simpatico, pensata per difendere quelle persone particolarmente esposte al rischio attentati a causa delle cariche pubbliche ricoperte o per aver svolto compiti particolarmente delicati.

La richiesta di brevetto arriva al punto di prevedere la possibilità, per l’armatura bionica in oggetto, di permettere di evitare un colpo diretto alla testa : una circostanza davvero complessa, visto che una delle tipiche modalità di azione di un cecchino prevede di far fuoco da una distanza di circa 2.500 metri dal bersaglio, da cui sono separati da appena 4 secondi di volo del proiettile. Si parla, infine, persino di un meccanismo in grado di proteggere più di una persona per volta, evocando in questo caso l’impiego dell’armatura e della tecnologia su un campo di battaglia a vantaggio di “un intero gruppo di soldati”.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il 16 feb 2009
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