Roma – Detto, fatto. Come promesso, Acacia Research sta cercando di ottenere il massimo dai propri brevetti che, a suo dire, coprono tutte le tecnologie attualmente in uso per il video streaming su web e il video on demand.
Dopo aver ottenuto il pagamento di licenze da alcuni operatori, tra cui Virgin Radio, Acacia nei giorni scorsi è riuscita, con un ordine del tribunale, ad ingiungere ad un provider internet la chiusura di 42 siti che fanno parte di un network pornografico. Come spesso è accaduto nella storia del web, proprio il settore pornografico fa un intenso uso delle ultime tecnologie di distribuzione dei contenuti e il video streaming è oggi una delle offerte più comuni sui siti a luci rosse. I 42 siti sono ora riapparsi online, dopo aver pagato ad Acacia le royalty sui loro servizi.
Dalla sua, Acacia ha già una vittoria in tribunale e un atteggiamento tutto orientato al massimo rendimento. I suoi legali, infatti, già molti mesi fa affermarono che alle aziende che producono tecnologie di streaming o che sfruttano online lo streaming converrà senz’altro pagare le licenze di Acacia anziché trascinarsi in battaglie giudiziarie molto costose…
E questa è la via scelta da Virgin ma per ora ignorata dai grandi nomi del web. Quel che è certo è che tutti stanno studiando il modo di eludere il brevetto di Acacia . Se non lo troveranno, inizieranno a staccare assegni o, in alternativa, a chiudere servizi web.