Il cellulare? E' vitale

Il cellulare? E' vitale

Così è stato definito dalla Cassazione, che ha respinto un ricorso per una condanna di furto aggravato inflitta per il furto di un cellulare incustodito
Così è stato definito dalla Cassazione, che ha respinto un ricorso per una condanna di furto aggravato inflitta per il furto di un cellulare incustodito

L’aria, l’acqua, il cibo, gli affetti… che cosa può essere definito di importanza “vitale” per l’uomo? Secondo la Cassazione, anche un telefono cellulare deve essere considerato come vitale, pertanto la pena per il suo furto deve essere severa ed esemplare.

La Corte di Cassazione (quinta sezione penale, sentenza n.26947) ha infatti reso definitiva una condanna per furto aggravato inflitta al 33enne Sergio T., reo di avere rubato un telefonino, sottratto da un furgone temporaneamente incustodito. Un furto che, contrariamente a quello di altri oggetti, cagiona un danno ritenuto “non lieve”, dal momento che l’apparecchio spesso costituisce uno strumento di comunicazione indispensabile per lo svolgimento dell’attività lavorativa.

Sergio T. era stato condannato nel 2005. Contro l’accusa, la difesa aveva presentato ricorso dinanzi la Cassazione, contestando la circostanza aggravante perché il cellulare era stato dimenticato dal proprietario e quindi “esposto alla pubblica fede”. La suprema corte ha però rigettato il ricorso, non ravvisando alcuna fattispecie di “res derelicta” (oggetto abbandonato): “Non appare affatto priva di plausibilità – si legge dagli atti – o di rigore giuridico la valutazione positiva in ordine alla ricorrenza del requisito della esposizione della cosa alla pubblica fede, siccome dettata da evidenti ragioni di vera e propria necessità”.

Nessuna dimenticanza, di fatto, dal momento che il furgone, seppur incustodito, aveva innanzitutto mantenuto la caratteristica di essere proprietà privata. Il telefonino era inoltre connesso all’impianto vivavoce, per cui la vittima del furto – un trasportatore intento ad un’operazione di scarico merci mentre il suo telefonino veniva trafugato – aveva solamente evitato “di compiere una serie di manovre per scollegare il telefono e toglierlo dall’apposito alloggiamento in cui era installato”. Aveva sostanzialmente evitato quello che la corte ha definito un lieve disagio, compatibile con l’attività lavorativa svolta.

D.B.

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Pubblicato il
5 set 2006
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