Il cinema digitale sarà a prova di videocamere?

Il cinema digitale sarà a prova di videocamere?

Contro i pirati che usano le videocamere nei cinema per registrare e poi distribuire copie dei film arriva un nuovo sistemino. Funzionerà?
Contro i pirati che usano le videocamere nei cinema per registrare e poi distribuire copie dei film arriva un nuovo sistemino. Funzionerà?


Herndon (USA) – Dopo aver passato cinque anni del proprio tempo nello sviluppo di una tecnologia per la distribuzione di film su DVD protetti, che nel 1999 sarebbe poi clamorosamente naufragata, Robert Schumann riprova a solcare il dorato mare di Hollywood proponendo all’industria cinematografica un sistema anti-copia per il cinema digitale.

Cinea , l’azienda co-fondata da Schumann dopo il fallimento del formato di distribuzione video DivX (che non ha nulla a che fare con l’omonimo e famoso formato di compressione video basato su MPEG-4), ha infatti presentato una versione preliminare di “Cosmos”, una tecnologia che, secondo Schumann, impedisce agli spettatori di registrare attraverso una videocamera i film proiettati nei cinema digitali. Per sviluppare questo sistema Cinea si è appena garantita 2 milioni di dollari dal NIST, l’ente governativo americano che sovvenziona le tecnologie più interessanti e favorisce la nascita di standard industriali.

Per proteggere i film digitali da “occhi indiscreti”, Cosmos “modifica il sincronismo e la modulazione della luce utilizzata per visualizzare le immagini in modo tale che la cattura video basata su frame dei dispositivi di registrazione venga distorta”, si legge su di un documento ospitato presso il sito del NIST. “Ogni copia fatta con questi device mostrerà un pattern di disturbo” che renderà le immagini indistinguibili.

Schumann sostiene che il concetto alla base di Cosmos è simile, anche se assai più sofisticato, di quello con cui è possibile spiegare l’apparire di bande orizzontali quando si tenta di registrare con una videocamera l’immagine di un monitor.

La tecnologia di Cinea richiederà, secondo Schumann, ancora due anni di sviluppo, ma l’azienda se la può prendere comoda visto che il cinema digitale è ancora lungi dal diventare un fenomeno di massa.

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Pubblicato il 11 ott 2002
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