Il giudice non sblocca i videofonini TRE

Il giudice non sblocca i videofonini TRE

Circolano notizie su una sentenza che renderebbe lecito lo sblocco dei videofonini con SIM-lock. TRE smentisce tutto: nulla è cambiato, non c'è stata alcuna sentenza
Circolano notizie su una sentenza che renderebbe lecito lo sblocco dei videofonini con SIM-lock. TRE smentisce tutto: nulla è cambiato, non c'è stata alcuna sentenza

Milano – È lecito sbloccare un videofonino? Stando a quanto riportato da un articolo di la Repubblica , una recente clamorosa sentenza avrebbe stabilito che non si tratta di reato. Molti lettori di Punto Informatico hanno chiesto chiarimenti alla redazione. E l’operatore interessato, ossia TRE , mette in guardia gli utenti e puntualizza: non c’è ancora alcuna sentenza, oggi sbloccare i videofonini non è lecito.

Per la precisione, spiega TRE, il Sostituto Procuratore della Repubblica di Milano Gianluca Braghò ha infatti chiesto al giudice l’archiviazione del procedimento aperto circa un anno fa, derivante dalla causa penale aperta dall’operatore con LG Electronics , rilevando che circa mezzo milione di utenti avrebbero forzato il SIM-lock del proprio videofonino. “Si tratta di una richiesta di archiviazione – sottolinea TRE – e non di una sentenza”. Il giudice deve quindi ancora decidere, ma esistono già casi in cui altre procure si sono pronunciate a favore dell’operatore. “La pratica del sim lock è assolutamente lecita – continua TRE – una delibera dell’Autorità per le Comunicazioni regola la materia e, in sede civile, è stato riconosciuto che il periodo di blocco è necessario per garantire il rientro dei costi sostenuti da 3 Italia”.

La questione riguarda, ovviamente, coloro che detengono un videofonino acquistato da TRE e non si riferisce certamente agli utenti in possesso di un apparecchio in comodato d’uso, dal momento che non ne hanno titolo di proprietà e non possono quindi disporre modifiche. Come noto, TRE commercializza videofonini applicando un prezzo di listino più vantaggioso di quello stabilito dai produttori dei telefonini, al fine di acquisire nuovi clienti, che in cambio del vantaggio economico, ottenuto all’acquisto dell’apparecchio, sono però tenuti a rimanere fedeli all’operatore in virtù del blocco che lega la SIM al telefono. Un vincolo che sembra andare stretto a molti, dal momento che secondo le stime dell’operatore sarebbero 500mila gli utenti ricorsi allo “sblocco”, per fruire dei servizi UMTS offerti da altri operatori ritenuti più convenienti. “Nonostante l’affermazione che 500mila italiani possono tirare un sospiro di sollievo – spiega TRE citando la Repubblica – alcuni Pubblici Ministeri in altre Procure ritengono esista il concreto rischio che lo sblocco sia penalmente perseguibile. L’utente che tenta di rimuovere il blocco commette dunque un illecito, che può sfociare nel campo penale”.

I primi episodi di sblocco avvenivano in semi-clandestinità (in Italia, ma alla luce del sole appena fuori confine ) e, in quanto ritenuti illeciti, erano stati seguiti dalle opportune denunce inoltrate alle autorità e alla Polizia Postale . Sul tema si sono espresse anche le associazioni dei consumatori con pareri eterogenei .

“Anche il buon senso suggerisce che il cliente una volta ricevuto il video telefonino si comporta uti dominus potendo utilizzarlo a suo piacimento” si legge nella richiesta del PM Braghò citata da Repubblica, secondo la quale chi sblocca il telefonino può incorrere in un illecito, non in un reato penalmente perseguibile, ma eventualmente riconducibile ad una fattispecie di violazione contrattuale, che prevederebbe una causa civile, non penale.

Ma anche qui esisterebbe una criticità, secondo lo stesso giudice: “In base a un’indagine a campione effettuata sui rivenditori di 3 si vede come i clienti difficilmente sono posti nelle condizioni di conoscere interamente le clausole contrattuali perché al momento dell’acquisto non viene sottoscritto nessun contratto”. I risultati di tale indagine, di cui non è dato conoscere la significatività del campione, evidenzierebbero un contegno che secondo TRE è difficilmente riscontrabile, in quanto non conforme a quanto stabilito dalle normative in materia, oltre a quanto ribadito dall’operatore, secondo il quale ogni utente deve obbligatoriamente sottoscrivere un contratto per diventare cliente, apponendovi la propria firma.

Dal punto di vista del diritto, quindi, ad oggi non è cambiato ancora nulla . E TRE evidenzia che l’articolo che parla di “sentenza” può generare una falsa sicurezza negli utenti che, ritenendo erroneamente lecita la pratica di sblocco autonomo (ossia non seguendo le regole stabilite dall’Agcom ) possono incappare nella lunga mano della legge oggi in vigore.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
30 giu 2006
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