Il Governo USA andrà a caccia di utenti P2P?

Il Governo USA andrà a caccia di utenti P2P?

Il Dipartimento di Giustizia potrebbe perseguire con cause civili gli utenti dei sistemi di sharing, costringendoli a rimborsare i danni ai proprietari delle opere scambiate. Potenza della major
Il Dipartimento di Giustizia potrebbe perseguire con cause civili gli utenti dei sistemi di sharing, costringendoli a rimborsare i danni ai proprietari delle opere scambiate. Potenza della major

Washington – Ritorna uno dei cavalli di battaglia spronati da certa parte del mondo politico USA, ritorna all’esame del Congresso il controverso PIRATE Act , con il quale nel 2004 si era tentato di perseguire il popolo del P2P.

A rinnovare la proposta, riemersa come Intellectual Property Enforcement Act , è lo stesso inflessibile senatore Leahy , democratico. Si vorrebbe che il Dipartimento di Giustizia potesse intentare cause civili nei confronti degli utenti del P2P. Utenti che poi sarebbero costretti a rimborsare i danni alle major.

E proprio perché “la violazione del copyright sta silenziosamente prosciugando l’economia americana e mettendo a rischio il talento, la creatività e lo spirito di iniziativa che sono una fonte di grande forza per la nostra nazione”, il senatore ha ritenuto opportuno arricchire la proposta di legge con altri provvedimenti, quali un aumento dei fondi da dedicare alla causa antipirateria e l’istituzione in seno all’FBI di una task force di almeno dieci uomini il cui compito sarà vigilare in tutto il mondo sui traffici illegittimi di opere e idee americane.

Una caccia alle streghe? Il meccanismo è più sottile. Affidando ad un contrariato Dipartimento di Giustizia la responsabilità di intentare delle cause civili, l’ immagine della lotta alla pirateria ne uscirebbe temperata e ammorbidita: se è facile identificare nelle major i cattivi latori di un interesse, meno immediato è attribuire le stesse caratteristiche alle istituzioni che si ergono a garanzia della sicurezza dei cittadini e dei loro interessi.

I vantaggi sarebbero tutti per i colossi dei contenuti, che potrebbero ripulire la propria reputazione, risparmiare sulle schiere di avvocati assoldati per far capitolare i pirati, prima di giungere in tribunale e contare su una campagna e un deterrente antipirateria di impronta istituzionale. Se non si fosse certi del contrario, si direbbe che il testo della proposta sia stato scritto dalle major. Semplicemente, le PAC di Walt Disney e Time Warner hanno sostenuto i nobili intenti del senatore Leahy con un incoraggiamento che supera gli 80mila dollari.

Gaia Bottà

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Pubblicato il 9 nov 2007
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