In auto il cellulare si sente di più

In auto il cellulare si sente di più

Piovono conferme: l'abitacolo trattiene le onde elettromagnetiche dei telefonini e per gli occupanti del mezzo l'esposizione è quasi il doppio di quella a cui sarebbero soggetti all'aria aperta
Piovono conferme: l'abitacolo trattiene le onde elettromagnetiche dei telefonini e per gli occupanti del mezzo l'esposizione è quasi il doppio di quella a cui sarebbero soggetti all'aria aperta

Roma – Chi si preoccupa per la propria salute per l’uso del telefono cellulare e le sue emissioni elettromagnetiche, farà bene ad evitare di utilizzarlo in automobile. Vi sarebbero infatti nuove evidenze del fatto che chi telefona mentre si trova a bordo di un automezzo, si sottopone ad una quantità di emissioni doppia rispetto a quella normale.

Ad approfondire questa condizione è un’inchiesta di ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale ministero dell’Ambiente) coordinata dal settimanale di ACI-Mondadori Auto Oggi : secondo quanto rilevato, l’abitacolo di un’auto si comporta similmente ad una gabbia di Faraday che trattiene le onde emesse dal cellulare, aumentando l’esposizione degli occupanti, che raggiunge livelli più elevati.

Ma in che termini un automobilista e i suoi passeggeri si possono dire “a rischio”? L’ingegnere Maria Logorelli di ISPRA spiega: “L’attuale scenario della normativa italiana ha come riferimento il concetto di evitare con prudenza . Infatti, anche in assenza di un’accertata connessione causa-effetto tra esposizione e conseguenze di natura sanitaria, a livello nazionale si tende sempre e comunque a tenere in debita considerazione il rischio connesso”. In Italia la normativa prevede che per i telefoni cellulari non si possa andare oltre i 20 Volt/metro, ma l’ISPRA suggerisce campi magnetici non oltre i 6 Volt/metro.

In ambito urbano e all’aria aperta, nelle aree dove esiste una buona copertura di rete, in prossimità dell’orecchio dei pedoni si rileva un’esposizione alle onde elettromagnetiche che arriva fino a 14,9 V/metro, mentre con la stabilizzazione del segnale si arriva a 5,6 V/. In auto, per chi tiene il telefonino accostato all’orecchio, si arriva invece a 21 V/metro al picco, e quando si giunge alla stabilizzazione del segnale il valore è di 10 V/metro. In zone con scarsa ricezione, come in campagna, si può arrivare a valori più elevati, così come in autostrada, quando il telefonino durante il viaggio si sgancia da un’antenna per appoggiarsi ad un’altra.

Particolare attenzione, secondo l’inchiesta, va dedicata ai bambini, la cui scatola cranica ha pareti più sottili e, quindi, più facilmente penetrabili dalle onde elettromagnetiche che – come visto sopra – in auto possono essere emesse con maggiore intensità. Per questo motivo i ricercatori che hanno condotto lo studio suggeriscono che durante i viaggi si siedano su seggiolini da collocare sul divanetto posteriore e non sul sedile del passeggero, affinché mantengano una distanza “di sicurezza” dal cellulare di almeno 50 centimetri.

I risultati di questa inchiesta possono dunque, nella mente degli utenti, allontanare la necessità di portarsi appresso il telefonino quando si deve intraprendere un viaggio in auto. Ma queste preoccupazioni potrebbero trovare una tranquillizzante soluzione con le nuove tendenze tecnologiche che vedono il cellulare come un accessorio dell’automobile: sempre più spesso i cellulari possono essere utilizzati con funzione di navigatore satellitare e si sta diffondendo l’utilizzo di telefonini e smartphone per applicazioni fondamentali come l’accensione del motore e l’impostazione di altri comandi, come nel caso dell’apparecchio realizzato da Sharp per Nissan o dell’iPhone che, a bordo del concept Land Rover LRX, diventa parte integrante della plancia comandi . In questi casi è infatti prevista l’integrazione con un impianto vivavoce che porta l’utente a non avere più necessità di portarsi il telefono all’orecchio, che può dunque essere mantenuto alla distanza consigliata. I rischi di assorbimento delle emissioni non sono certo azzerati, ma quantomeno attenuati.

Dario Bonacina

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Pubblicato il
10 nov 2008
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