Quanto sta avvenendo in India rende il governo di Nuova Delhi uno dei meno VPN friendly al mondo. Alle notizie già riportate nelle scorse settimane a proposito della legge che entrerà in vigore il 27 giugno (rimandiamo a un articolo dedicato per l’approfondimento) se ne aggiunge oggi un’altra che conferma la messa al bando di questi servizi per i dipendenti di istituzioni, agenzie ed enti centrali.
VPN: in India, stop all’utilizzo da parte del governo
A stabilirlo è una nuova direttiva firmata dal National Informatics Centre, organismo che fa capo al Ministero per l’Elettronica e l’Information Technology. Interesserà anche le realtà di terze parti legate al governo centrale da un contratto di collaborazione. Tutti i dettagli sono riportati in un documento trapelato nel fine settimana e intitolato “Cyber Security Guidelines for Government Employees” (“Linee guida di cybersecurity per i dipendenti del governo”).
Tra le imposizioni figura quella che impedisce di salvare qualsiasi file relativo all’attività svolta su piattaforme di cloud storage come Dropbox o Google Drive. Ancora, sono categoricamente vietati jailbreak e root degli smartphone così come l’utilizzo di applicazioni per la scansione (CamScanner su tutte).
La posizione assunta del governo indiano è stata fortemente criticata a livello internazionale. Le proteste sono motivate dal fatto che obbliga i provider dei servizi a raccogliere e conservare per un periodo fino a cinque anni informazioni dettagliate a proposito degli utenti. Tra questi anche nomi, indirizzi IP reali e log delle attività svolte online.
Alcune delle società che gestiscono le più importanti Virtual Private Network hanno già deciso di spegnere i server localizzati in India. Lo ha fatto ad esempio ExpressVPN (oggi in sconto del 35%), la prima a ufficializzare la decisione a inizio giugno, dimostrando così come la priorità assoluta sia quella di tutelare la privacy dei clienti.