Instagram, la nuova privacy inizia sabato

Instagram, la nuova privacy inizia sabato

Il 19 gennaio è il giorno in cui entreranno in vigore le nuove policy per l'utilizzo del servizio e la privacy. Cosa cambia e come nel servizio acquistato da Facebook?
Il 19 gennaio è il giorno in cui entreranno in vigore le nuove policy per l'utilizzo del servizio e la privacy. Cosa cambia e come nel servizio acquistato da Facebook?

Doveva iniziare oggi, ma le polemiche hanno finito per far ritardare tutto di tre giorni: il 19 gennaio enteranno in vigore le nuove regole per Instagram , il servizio di condivisione sociale delle immagini acquistato nel 2012 da Facebook . Alla fine la dirigenza ha accolto almeno in parte le recriminazioni degli utenti e ha provveduto a modificare i termini d’uso: ma non c’è ancora accordo o piena chiarezza su cosa attende dalla fine di questa settimana in avanti i numerosi utenti del servizio.

Dopo il primo annuncio della metà di dicembre, che aveva scatenato molte discussioni per l’almeno apparente eccessiva leggerezza con cui venivano riscritte le regole sul possibile utilizzo delle foto degli utenti, Instagram è tornata parzialmente sui suoi passi riportando indietro le lancette dell’orologio delle condizioni d’uso al 2010 nelle sezioni incriminate. Oltre alle formule di rito (il documento è pur sempre scritto nel gergo legale) che addossano all’utente, come è previsto dalla legge, la responsabilità per quanto viene compiuto e caricato sulla piattaforma, la sezione “Rights” (diritti) è quella che più di tutte ha attirato l’attenzione. In particolare, si legge nella versione aggiornata:

Instagram does not claim ownership of any Content that you post on or through the Service. Instead, you hereby grant to Instagram a non-exclusive, fully paid and royalty-free, transferable, sub-licensable, worldwide license to use the Content that you post on or through the Service (…) You can choose who can view your Content and activities, including your photos, as described in the Privacy Policy

Il significato di questo punto appare evidente: per poter gestire le fotografie degli utenti, e mostrarle attraverso le app per smartphone o il sito Web, occorre permettere a Instagram di disporne e dunque garantirgli una licenza di utilizzo per gli scopi prefissi . Inoltre, nella seconda frase il social network pare lasci intendere che la visibilità di contenuti e attività svolte restino una questione legata alle impostazioni privacy degli utenti: in altre parole, se si fissa su “privato” il proprio account, di fatto svilendo il concetto di social network ma garantendosi maggiore riservatezza, molte delle polemiche fin qui divampante sul rischio che i proprio dati vengano venduti a inserzionisti e aziende dovrebbero sopirsi.

Ancora:

Some of the Service is supported by advertising revenue and may display advertisements and promotions, and you hereby agree that Instagram may place such advertising and promotions on the Service or on, about, or in conjunction with your Content. The manner, mode and extent of such advertising and promotions are subject to change without specific notice to you. (…) You acknowledge that we may not always identify paid services, sponsored content, or commercial communications as such.

Anche questi paragrafi hanno subito il tiro degli osservatori: l’espressione “on, about, or in conjuction” pare molto vaga ( sopra, accanto, in comunione ) rispetto a cosa verrà fatto delle foto, ma la spiegazione più semplice è che a Instagram stiano valutando diverse possibilità per i formati pubblicitari che di sicuro molto presto faranno capolino nel servizio e dunque stiano lasciandosi spazio di manovra. In ogni caso, parrebbe che il timore che le proprie foto possano essere vendute ad entità terze sia sfumata (è più probabile che le foto siano utilizzate per associarvi un messaggio pubblicitario da veicolare al proprietario stesso, basandosi probabilmente sui tag inseriti). Più inquietante la seconda frase, che lascia intendere che non sempre la pubblicità sarà immediatamente riconoscibile all’interno delle pagine: “potremmo non identificare sempre servizi a pagamento, contenuti sponsorizzati, o comunicazioni commerciali”.

Infine:

You represent and warrant that: (i) you own the Content posted by you on or through the Service or otherwise have the right to grant the rights and licenses set forth in these Terms of Use; (ii) the posting and use of your Content on or through the Service does not violate, misappropriate or infringe on the rights of any third party, including, without limitation, privacy rights, publicity rights, copyrights, trademark and/or other intellectual property rights; (iii) you agree to pay for all royalties, fees, and any other monies owed by reason of Content you post on or through the Service; and (iv) you have the legal right and capacity to enter into these Terms of Use in your jurisdiction.

Seguendo il principio di non responsabilità degli intermediari (come codificato in Europa nella Direttiva del Commercio Elettronico), Instagram ribadisce quanto detto al principio: chi inserisce fotografie e immagini nella piattaforma è responsabile direttamente di quanto compie, e dunque dovrebbe essere certo di non stare violando i diritti di nessuno dei soggetti o dei marchi ritratti nelle proprie fotografie. Se violazione dovesse essere riscontrata, fatto salvo il diritto di “fair use” che resta implicito nella giurisprudenza statunitense, sarà ovviamente responsabilità dell’utente fare fronte ad eventuali richieste di risarcimento: Instagram, come qualsiasi altra piattaforma simile, non può effettuare verifiche preventive dei contenuti caricati sui suoi server.

Nel complesso, rispetto alla riscrittura precedente le cose sembrerebbero molto migliorate. Permangono, come ha sottolineato EFF , alcuni dubbi sulle espressioni usate nella Privacy Policy aggiornata: troppo vaghe in certi passaggi, non chiariscono del tutto cosa accadrebbe nel caso Instagram dovesse apportare delle modifiche al pannello in cui l’utente decide a chi rendere visibili le proprie informazioni. Probabilmente sarebbe utile specificare una clausola di garanzia che induca automaticamente il social network ad adottare un approccio conservativo rispetto alle foto e alle informazioni di cui entra in possesso: se dovessero esserci modifiche significative apportate, la configurazione di default dovrebbe essere quella più sicura per gli utenti, in un meccanismo che possa definirsi di “opt-in” (ovvero: solo chi lo desidera potrà passare al modello più aperto).

Ciò detto, la soluzione più sicura al momento appare quella di piazzare il proprio account in modalità privata e attendere futuri sviluppi per comprendere la portata dei cambiamenti che Instagram apporterà al servizio. Se in futuro l’approccio del social network dovesse risultare troppo “disinvolto”, si potrà sempre decidere di rimuovere completamente i propri contenuti e il proprio account dalla piattaforma.

Luca Annunziata

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Pubblicato il
16 gen 2013
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