Intel, in appello contro l'Europa

Intel, in appello contro l'Europa

Come previsto, il chipmaker di Santa Clara ha depositato la sua richiesta di ricorso nei confronti della megamulta europea. Inusuali le motivazioni: l'UE avrebbe violato i diritti umani di Intel
Come previsto, il chipmaker di Santa Clara ha depositato la sua richiesta di ricorso nei confronti della megamulta europea. Inusuali le motivazioni: l'UE avrebbe violato i diritti umani di Intel

“Ricorreremo in appello”, aveva promesso il CEO Otellini. E appello alla fine è stato: nel tentativo di evitare o quantomeno mitigare i danni economici ma soprattutto di mercato conseguenti alla mega-multa di 1 miliardo di euro e rotti piovutale addosso dalla Commissione Europea, Intel Corporation ha fatto ricorso chiedendo alla UE di rivedere la propria posizione nei confronti del chipmaker.

Santa Clara ha depositato la richiesta di appello presso la Corte Europea di Prima Istanza del Lussemburgo, e dovrà attendere quantomeno fino al 2010 per conoscere la sorte della sua istanza. A maggio Intel era stata giudicata colpevole di pratiche anticompetitive e abuso di posizione dominante, per mezzo dell’applicazione di forti sconti ai produttori OEM che si rifornivano di maggiori quantità di componentistica della società.

“Crediamo che le nostre politiche e pratiche siano sempre state legali e oneste”, ha dichiarato al contrario il portavoce londinese di Intel Robert Manetta, ed è per questo che Santa Clara ha fatto ricorso contro la mega-multa. Che andrà comunque pagata quanto prima indipendentemente dal ricorso, ed è stata già inclusa da Intel nei suoi risultati finanziari al secondo quarto del 2009 portando a una perdita dichiarata (la prima dal 1988) di 398 milioni di dollari.

Se l’onestà sottolineata da Manetta non dovesse bastare, poi, il colosso dei microprocessori è intenzionato a utilizzare un argomento non esattamente standard davanti al giudice: secondo il ricorso di Intel, l’Europa avrebbe violato i diritti umani della società comminandole una multa così elevata, non consona secondo gli avvocati dell’azienda statunitense ai procedimenti amministrativi come quelli dell’antitrust UE, bensì piuttosto a una corte competente in materia di giustizia penale.

Oltre che alla multa Intel pensa naturalmente anche alle conseguenze che il business di microprocessori, chipset, motherboard e affini dovrebbe reggere se la UE si vedesse riconfermata la sanzione da parte del tribunale del Lussemburgo, in un momento delicato di mercato in cui i netbook equipaggiati con Atom vendono più di tutto il resto e ci si sta preparando al gran debutto dell’architettura ibrida CPU-GPU Larrabee .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
24 lug 2009
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