iOS 26.1, backup delle foto in background per app di terze parti

iOS 26.1, backup delle foto in background per app di terze parti

Con iOS 26.1, Apple introduce, a malincuore, il backup automatico in background per app di terze parti come Google Foto e OneDrive.
iOS 26.1, backup delle foto in background per app di terze parti
Con iOS 26.1, Apple introduce, a malincuore, il backup automatico in background per app di terze parti come Google Foto e OneDrive.

Ci sono voluti solo diciassette anni di esistenza dell’iPhone, innumerevoli lamentele degli utenti e probabilmente la minaccia velata della Commissione Europea, ma Apple ha finalmente deciso che le app di terze parti possono fare il backup delle foto in background. Senza che si debba tenere l’app aperta. La notizia è stata scovata da 9to5Mac e riguarda iOS 26.1.

Apple consente il backup automatico delle foto in background anche per app di terze parti

Finora app come Google Foto, Dropbox e OneDrive sono state trattate da iOS come ospiti indesiderati a una festa esclusiva. Il sistema permetteva loro di caricare le immagini solo quando l’app era aperta e in primo piano, costringendo l’utente a restare lì, a guardare la barra di caricamento. Il risultato? Backup interrotti a metà, foto che sparivano tra i meandri del cloud e utenti frustrati, con il caricamento bloccato al 47% da giorni.

Anche app di messaggistica come WhatsApp e Telegram hanno subito lo stesso trattamento discriminatorio. Si voleva mandare le foto delle vacanze alla chat di famiglia? Si doveva sperare che l’app rimanesse aperta abbastanza a lungo, altrimenti erano dolori.

PhotoKit e l’estensione PHBackgroundResourceUploadExtension

Ora però Apple ha lanciato una nuova estensione per PhotoKit, si chiama PHBackgroundResourceUploadExtension. Questo protocollo, che suona come un incantesimo di Harry Potter, permette finalmente alle app di caricare foto anche quando sono in background, mentre il telefono è bloccato o mentre si sta facendo tutt’altro.

Il sistema operativo controllerà periodicamente il livello della batteria, lo stato della rete e altri parametri vitali per decidere quando è il momento giusto per far partire i caricamenti.

Il manuale delle istruzioni per sviluppatori

La documentazione per sviluppatori di Apple elenca i passaggi necessari per integrare questa meraviglia: creare e configurare un target di estensione, elaborare i lavori di caricamento, gestire gli errori e ritentare quando qualcosa va storto, confermare i caricamenti completati, e occuparsi degli eventi di terminazione. In pratica, una ricetta complessa per ottenere quello che Android fa da sempre senza troppi fronzoli.

Alcuni passaggi richiedono il consenso esplicito dell’utente, perché Apple ci tiene alla privacy, ed è giusto così, mentre altri funzionano automaticamente una volta che l’estensione è attiva. Il punto chiave è che finalmente gli utenti potranno avere la stessa esperienza fluida di iCloud anche con servizi di terze parti, senza dover lasciare l’app aperta per ore.

L’ombra dell’antitrust europeo

C’è da chiedersi cosa abbia spinto Apple a questa illuminazione improvvisa. È difficile immaginare un improvviso slancio di empatia verso gli utenti. Forse, e questa sembra l’ipotesi più probabile, la molla è stata il Digital Markets Act dell’Unione Europea, la normativa che impone alle grandi piattaforme di aprirsi alla concorrenza.

Il tempismo è quantomeno sospetto. L’Europa sta stringendo le maglie del controllo antitrust sulle big tech, e Apple sa bene che favorire sistematicamente i propri servizi rispetto alla concorrenza non è esattamente la strategia migliore per evitare multe miliardarie.

Ancora in beta

Apple tiene a precisare che il framework è ancora in versione beta e potrebbe evolversi ulteriormente prima del rilascio pubblico di iOS 26.1. Ma per ora, la direzione sembra quella giusta.

Fonte: Apple
Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
27 ott 2025
Link copiato negli appunti