Italia: identifichiamo gli utenti internet

Italia: identifichiamo gli utenti internet

La proposta arriva da un convegno che ha riunito CSM e Autorità TLC. Si spinge per abolire l'anonimato online. Per esigenze di ordine e controllo. Sono idee già sentite anche in sede europea
La proposta arriva da un convegno che ha riunito CSM e Autorità TLC. Si spinge per abolire l'anonimato online. Per esigenze di ordine e controllo. Sono idee già sentite anche in sede europea


Napoli – Mentre al Senato avanza il ddl 816 , da un convegno tenutosi a Napoli arriva la richiesta dei magistrati: abolire l’anonimato su internet.

Il Convegno, “Nuovo sistema delle comunicazioni ed indagine penale”, è stato voluto dall’Autorità TLC e dal Consiglio Superiore della Magistratura ed ha raccolto circa 70 magistrati italiani.

Al centro del summit il problema più vecchio della rete: l’applicazione su internet delle normative già valide nel mondo reale. La preoccupazione dei magistrati per l’anonimato in rete, infatti, risiede nel fatto che possono essere compiuti crimini, da quelli legati alla pedopornografia per arrivare alla pirateria informatica, da parte di anonimi, capaci di nascondersi avvalendosi di sofisticate tecniche di “hiding”.

Secondo Manuela Romei Pasetti, presidente della 9a commissione del CSM, la strada da seguire è quella dell’identificazione degli utenti negli internet café. Come peraltro già avviene in Cina e da qualche tempo anche in alcuni stati degli USA. Si tratta di una misura che impedirebbe l’utilizzo delle postazioni in posti pubblici a fini illeciti, perché in caso di necessità consentirebbe di associare l’IP da un internet café rilevato online con l’identità di una persona fisica.

Un altro magistrato componente del CSM, Nello Russo, ha invece chiesto che l’Autorità si muova rapidamente per far sì che alla posta elettronica possano essere applicate le regole che già governano la posta tradizionale. Una via per alcuni versi già perseguita da tempo anche dal Garante per la privacy.

Tra gli elementi emersi dal dibattito spicca, in sintonia tra l’altro proprio col ddl 816, la richiesta di tempi più lunghi di conservazione dei dati del traffico internet da parte dei provider. Questo problema, che in tutto il mondo è oggetto di scontro tra forze dell’ordine e gruppi che si battono per i diritti civili, viene ritenuto essenziale per poter perseguire più efficacemente i crimini commessi attraverso i mezzi informatici.

Va detto, comunque, che di recente in più sedi anche a livello europeo si è assistito a prese di posizione contro l’anonimato online, concepito sempre più frequentemente dalla classe politica, dunque non solo da alcuni magistrati, come un “indebito aiuto” a chi utilizza internet per scopi illegali, terrorismo compreso…

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Pubblicato il
17 dic 2001
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