La Commissione per i diritti ed i doveri in Internet costituita dalla Presidente della Camera Laura Boldrini per discutere un testo che rappresenti il Bill of Rights della Rete italiana ha prodotto il primo risultato : una bozza su cui si innescherà la fase di consultazione pubblica che si aprirà il prossimo 27 ottobre e durerà quattro mesi .
Votata lo scorso 8 ottobre dalla Commissione istituita da Boldrini, la bozza italiana di dichiarazione dei diritti in Internet è stata presentata in occasione dell’apertura della due giorni di riunioni organizzate nell’ambito della Presidenza semestrale italiana del Consiglio dell’Ue, che l’Italia ha deciso di caratterizzare mettendo al centro proprio le questioni dell’Agenda Digitale. La bozza italiana – così – esordirà nell’ottica di poter essere confrontata con l’operato della Commissione sulla democrazia digitale istituita nel 2013 dalla House of Commons britannica, nonché quello della commissione voluta dal Bundestag tedesco lo scorso febbraio, quello del Parlamento francese e la guida dei diritti umani per gli utenti di Internet pubblicata dal Consiglio d’Europa ad aprile.
Come sottolinea Guido Scorza , la bozza di dichiarazione italiana è stata già tradotta in inglese, francese e tedesco proprio per permetterne la diffusione europea : l’obiettivo d’altronde è quello di stabilire univocamente l’importanza di Internet e sancirne a livello sovranazionale i diritti.
Nei contenuti la bozza parte dal “pieno riconoscimento di libertà, eguaglianza, dignità e diversità di ogni persona. La garanzia di questi diritti
è condizione necessaria perché sia assicurato il funzionamento democratico delle
Istituzioni, e perché si eviti il prevalere di poteri pubblici e privati che possano
portare ad una società della sorveglianza, del controllo e della selezione sociale”.
Il cardine del testo , d’altra parte, è che Internet rappresenta un nuovo spazio pubblico, privato e economico, dotato di caratteristiche proprie, che necessitano regole e tutele ad hoc e strumenti per estendere online per quei diritti di libertà, uguaglianza, dignità e diversità riconosciuti dalla “Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, dalle costituzioni e dalle leggi”.
In questo senso la bozza senza muoversi come da premesse sul modello del Marco Civil , legge-quadro brasiliana che fissa i principi fondamentali dei netizen: trovano così spazio nella bozza disposizioni in materia di diritto d’accesso (secondo articolo), neutralità della Rete (terzo articolo), tutela della privacy con l’accezione tutta europea comprendente il diritto all’oblio. Come spiega poi Juan Carlos de Martin, uno dei membri della Commissione, punto di riferimento è stata anche la mappatura realizzata dal Berkman Center for Internet & Society dell’Università di Harvard .
Da questi modelli di riferimento, poi, la bozza si discosta lievemente.
L’articolo quinto, innanzitutto, parla di autodeterminazione informativa : a ogni persona viene riconosciuto il “diritto di accedere ai propri dati per chiederne l’integrazione, la rettifica, la cancellazione secondo le modalità previste dalla legge”. Un modo per ribadire il principio di controllo personale sulle informazioni che, volenti o nolenti, si finisce per immettere online, affiancandolo a quello della tutela dei dati (articolo quarto).
La carta, poi, riconosce tre tipi di diritti agli utenti: il diritto “all’identità”, che garantisce a ogni persona di avere un’ identità integrale ed aggiornata , all’ anonimato e il diritto squisitamente europeo all’oblio , che garantisce la “cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati che non abbiano più rilevanza”.
La carta finisce inoltre per toccare argomenti che, pur avendo uno sfondo tecnico, finiscono per avere un impatto concreto sulla vita del cittadino, non solo con la questione della net neutrality , ma anche con quella dell’ interoperabilità : vorrebbe imporre ai responsabili delle piattaforme digitali di comportarsi con lealtà e correttezza nei confronti di utenti, fornitori e concorrenti.
“Ogni persona – si legge – ha il diritto di ricevere informazioni chiare e semplificate sul funzionamento della piattaforma, a non veder modificate in modo arbitrario le condizioni contrattuali, a non subire comportamenti che possono determinare difficoltà o discriminazioni nell’accesso”.
Infine, all’articolo 14 trovano spazio alcuni criteri di indirizzo per l’Internet Governance, in particolare per ciò che concerne i diritti fondamentali in un’ottica internazionale : “Internet richiede regole conformi alla sua dimensione universale e sovranazionale, volte alla piena attuazione dei principi e diritti prima indicati, per garantire il suo carattere aperto e democratico, impedire ogni forma di discriminazione e evitare che la sua disciplina dipenda dal potere esercitato da soggetti dotati di maggiore forza economica.”
La bozza della Dichiarazione dei diritti in #Internet , dal 27 puoi dire la tua: http://t.co/b7cLV0VCQ5 #BillOfRights http://t.co/pQhbevNlj5
– Camera dei deputati (@Montecitorio) 13 Ottobre 2014
Piattaforma di riferimento per la consultazione sarà Media Civici , su cui il testo è già stato caricato e che, all’annuncio della sua scelta, era stata al centro di alcune critiche perché basata su tecnologia proprietaria e per questo non ideale come luogo di confronto online trasparente ed aperto.
Claudio Tamburrino