iTunes è una prigione

iTunes è una prigione

Il capo di Universal parla del rapporto tra le major e Apple. E di come le grandi sorelle si preparano all'avvento del regno della musica digitale
Il capo di Universal parla del rapporto tra le major e Apple. E di come le grandi sorelle si preparano all'avvento del regno della musica digitale

“Eravamo felici che qualcuno vendesse online. Il problema è che quel qualcuno è diventato un specie di carceriere”. Doug Morris, megadirettore galattico di Universal Music Group , la pensa così a proposito dell’accordo stipulato con Apple per vendere la musica su iTunes Store.

“Abbiamo fatto un sacco di soldi – prosegue – non volevamo rinunciarci: ma improvvisamente era come ci avessero legato con delle manette dorate”. Una ipotesi neppure troppo remota, tanto che già nel 2003 veniva paventata sulle pagine di Punto Informatico .

Lo scopo di Universal, così come quello di ogni altra casa discografica, è quello di distribuire la musica guadagnandoci . Per questo ad ogni passaggio di mano deve corrispondere un passaggio di denaro. Iniziare a preparare l’uscita da iTunes Store, accordarsi con Microsoft per le royalty su Zune, dar vita a Total Music e alla sua flat sull’intero catalogo della azienda. Tutte conferme dell’intenzione di combattere lo strapotere di Apple sul mercato .

La mela oggi detiene il 22 per cento del valore globale del mercato discografico USA: “Se dovesse raggiungere il 40 o il 50 per cento, sarebbe un ostacolo troppo grande per chiunque volesse provare ad entrare nel business”, spiega James McQuivey di Forrester Research . Universal vuole difendere la propria fetta della grande torta della discografia e la priorità è massimizzare sul breve termine . D’altra parte, al diritto d’autore sono rimasti pochi anni di vita . O no? ( L.A. )

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Pubblicato il
28 nov 2007
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