Kaspersky e l'antivirus hardware

Kaspersky e l'antivirus hardware

L'azienda russa ha ottenuto un brevetto per un dispositivo di sicurezza che potrebbe modificare l'approccio con cui si bonificano i PC infetti. Niente più controlli software, ma un vero e proprio modulo hardware potenzialmente invalicabile
L'azienda russa ha ottenuto un brevetto per un dispositivo di sicurezza che potrebbe modificare l'approccio con cui si bonificano i PC infetti. Niente più controlli software, ma un vero e proprio modulo hardware potenzialmente invalicabile

Kaspersky ha ottenuto il brevetto per un sistema antivirus di nuova concezione, che si distacca da dal concetto canonico che vede un software come difensore dell’integrità dei sistemi informatici: il documento #7657941 è titolato Hardware-based anti-virus system , e la sua paternità è stata riconosciuta a Oleg Zaitsev, ricercatore dei Kaspersky Labs.

Si tratterebbe dunque di una sorta di modulo antivirus da collegare al PC per risolvere problemi dovuti a software malevoli di vario tipo: agirebbe a un livello inferiore rispetto al software, “saltando” per così dire alcuni passaggi e diventando in grado di prevenire l’azione di virus e trojan con un’autorità invalicabile.

Tuttavia quello che caratterizza il mondo del malware è l’evoluzione frenetica con cui i cybercriminali modificano e migliorano le loro opere , il che comporta un continuo aggiornamento dei database cui fanno riferimento i software antivirus. Non sono chiare le specifiche di questa periferica, ma la descrizione del sistema di aggiornamento dei database lascia intendere la mancanza di una scheda di rete propria dell’apparecchio antivirus marchiato Kaspersky, dotato peraltro di CPU e memoria proprie .

Rimane dunque da vedere quali vantaggi dovrebbe apportare una soluzione simile rispetto ai consueti software. Ciò che sembra evidente secondo gli addetti ai lavori è il minore impatto sulle prestazioni del computer: la maggior parte delle operazioni di monitoraggio dovrebbero essere eseguite da un firmware interno al dispositivo.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
17 feb 2010
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