La Casa Bianca pensa al Manhattan Project dell'IT

La Casa Bianca pensa al Manhattan Project dell'IT

Dichiarazione d'intenti dal sapore millenaristico per il gran capo della security USA: contro la cyberwar ci si difende con robusti sistemi di sicurezza preventiva. Gli esperti? Gli danno del ciarlatano
Dichiarazione d'intenti dal sapore millenaristico per il gran capo della security USA: contro la cyberwar ci si difende con robusti sistemi di sicurezza preventiva. Gli esperti? Gli danno del ciarlatano

San Francisco – Siamo all’alba di un nuovo, esteso Progetto Manhattan per Internet? Come l’originale piano di protezione del suolo statunitense portò alla costruzione della Bomba e all’avvento dell’era atomica, così un rinnovato sforzo di ricerca e coordinamento da parte del Dipartimento della Homeland Security (DHS) dovrebbe garantire la salvaguardia delle infrastrutture di rete vitali per gli USA . O almeno questo è quello che ha annunciato alla conferenza RSA 2008 Michael Chertoff, gran capo del DHS.

Il dirigente del DHS Una “guerra devastante” contro i network a opera di potenze straniere , gruppi terroristici e ayatollah infiammati, questo ci si aspetta secondo Chertoff sul medio termine, un insieme di azioni potenzialmente in grado di provocare danni equivalenti alla più ampia “distruzione fisica”. Un’ atomica fatta di bit e pacchetti TCP/IP ostili , a cui bisogna rispondere prima ancora che la minaccia divenga concreta e visibile. A quel punto, avverte Chertoff, sarebbe già troppo tardi.

Per dare un senso della minaccia il gran commiss di Bush per la sicurezza riporta l’esempio del recente cyber-attacco nei confronti dell’Estonia, in cui sono spirati venti di Guerra Fredda che hanno tirato in ballo sicurezza europea, NATO e Russia. “Immaginate, se volete, un attacco sofisticato contro i nostri sistemi finanziari che ne provochino la paralisi – ha detto Chertoff all’apertura della conferenza – L’attacco farebbe vacillare la fiducia su cui si basa il nostro sistema finanziario”.

Certo, fino ad ora la crisi mondiale scatenata dalle ipoteche sui prestiti “subprime” ha fatto più danni di quanti “qualunque cracker potrebbe mai farne”, come giustamente osserva Valleywag , ma Chertoff appare convinto di quel che dice, anche se di concreto spiffera veramente poco, oltre a sollevare il pericolo – o spargere FUD , volendo definire la cosa da un’angolazione diversa – trincerandosi dietro fumose motivazioni di pubblica sicurezza.

Quel che è certo per il gran capo di DHS è la necessità di approntare un sistema di sicurezza preventivo e interconnesso, in grado di impedire qualsiasi tentativo di attacco a tutti i network fondamentali per l’attuale economia USA, dalle reti di telecomunicazioni a quelle del trasporto. “Il fallimento di ogni singolo sistema ha effetti a cascata in tutto il paese”, avverte Chertoff. I prodromi del piano sono rappresentati dalla drastica riduzione dei punti di accesso esterni ai sistemi governativi, da ridurre a 50 dai migliaia attualmente disponibili.

Oltre a questo, il dirigente non fornisce molti altri dettagli concreti sul nuovo corso della sicurezza telematica statunitense, ma già si sa che l’amministrazione Bush è a favore dell’amplificazione delle capacità di controllo sui network da parte degli apparati federali: c’è chi sogna una NSA estesa a mo’ di piovra e con carta bianca per l’intercettazione, l’analisi e l’infiltrazione all’interno del traffico Internet e delle ricerche condotte su Google.

“Dobbiamo riuscire a cogliere i segnali di un attacco prima che venga lanciato – continua Chertoff – Penso che il sistema potrebbe diventare un meccanismo di allarme preventivo. Concedere ad un avversario la possibilità di lanciare un’aggressione prima che noi si riesca a identificarne la natura significa dargli un vantaggio di troppo”. Avversari, difesa preventiva, parole che evocano appunto orizzonti da Guerra Fredda, con la sostanziale differenza che ora il nemico non è più il pericolo russo ma quello invisibile e sfuggente del terrorismo islamista e degli apparati delle potenze islamiche e asiatiche.

Parole altisonanti, che devono però scontrarsi con il non indifferente scoglio dei fondi richiesti dalla grandiosità del nuovo “Manhattan Project” in contrasto a quelli finora stanziati: Bush ha garantito 150 milioni di dollari all’iniziativa per la difesa delle infrastrutture cibernetiche, e altri 192 milioni dovrebbero arrivare per il 2009. Soldi che potrebbero alimentare i mille rivoli della burocrazia della sicurezza USA, che ha già portato al fallimento dei lavori sull’altrettanto grandioso e ambizioso progetto ADVISE .

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
10 apr 2008
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