Improvvisamente, e con sorpresa anche di molti addetti ai lavori, è “esplosa” sui media generalisti ed in prime-time l’iniziativa WiFi Italia . Una notizia data in modo imprevisto e generalizzato, ma dal “suono” decisamente positivo, meritevole quindi di un più attento esame. Ecco quindi quello che Cassandra ha trovato e capito, insieme ad un suo giudizio preliminare, sempre rivedibile in caso di incomprensioni.
Salvo errori od omissioni WiFi Italia è un progetto, finanziato pubblicamente e attuato da privati , per la federazione delle reti WiFi pubbliche e per incentivarne la creazione di nuove . È attuato da un consorzio eterogeneo tra il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero dei Beni Culturali, l’Agenzia Digitale e Infratel Itala S.p.A. Quest’ultima azienda risulta assegnataria unica del progetto, anche per i suoi sviluppi futuri.
Il progetto viene realizzato tramite la creazione di un sistema di login centralizzato e la realizzazione di un’ app per cellulari che permette di effettuare il login una sola volta e quindi navigare in WiFi spostandosi in roaming da una rete federata all’altra. Il tutto senza dover eseguire nuovi login e senza perdere la connessione (ovviamente dove le ancora poche reti federate coprano il territorio).
L’iniziativa è senz’altro interessante, ma già a questo livello di approfondimento rivela alcune caratteristiche assai questionabili.
La prima e più importante: visto che il sistema di login centralizzato è realizzato tramite un’app, è di conseguenza limitato al mondo mobile .
Ma nel mondo mobile la stragrande maggioranza dei terminali è già connessa alla Rete tramite contratti che includono l’uso di connessioni 3G/4G, incluse normalmente nei piani tariffari.
WiFi Italia quindi connette chi è già connesso, mentre non connette chi è vittima del digital divide , cioè i possessori di PC che non hanno ADSL o connessioni pubbliche.
Offre tuttavia (potenzialmente) una banda maggiore a coloro che invece sono già connessi, che può essere utile solo per guardare YouTube e scaricare film.
La seconda, piuttosto preoccupante per i paranoici come Cassandra, è che l’iniziativa crea un flusso di informazioni, centralizzato e facilmente archiviabile , di tutte le persone fisiche che si connettono via WiFi.
Un tale archivio può includere la posizione georeferenziata dell’utente, come per le reti cellulari, ma che a differenza di questo è già centralizzato, e quindi offre vastissime possibilità di uso commerciale, di abuso e soprattutto aggiunge una nuova freccia al già vastissimo arsenale del tecnocontrollo.
A poco vale la rassicurante affermazione che si potrà ” Sfruttare la rete di accessi per arricchire di dati l’ecosistema del turismo (analisi statistica dei dati, opportunamente anonimizzati, per studiare comportamenti e preferenze degli utenti e conseguentemente migliorare i servizi). ”
Archivi come questo devono essere trattati come le sostanze chimiche tossiche; da normare con cura, usare il meno possibile e solo quando un bilancio costi-benefici sia largamente positivo. Non sembra davvero questo il caso.
Ben più grave giudizio dovrebbe essere dato se, andreottianamente, qualcuno pensasse che questi dati saranno oggetto di sfruttamento commerciale.
Nulla viene detto sul fatto che un tale database non venga mai creato, o che verrà creato solo con dati anonimizzati; in attesa di questa eventuale rassicurazione, il “principio di prudenza” obbliga quindi le persone privacy concerned a stare rigorosamente alla larga da questa non indispensabile iniziativa.
Come considerazione finale, visto che l’iniziativa utilizza comunque stanziamenti pubblici, non sarebbe meglio destinarli, invece che alla creazione di un nuovo business, all’abbattimento del digital divide di chi davvero non è connesso o è connesso poco e male, come quei cittadini che si ritrovano potenziali “utenti in perdita” a cui nessun privato offrirà mai una connessione?
In attesa di chiarimenti sull’iniziativa, non reperibili dal sito istituzionale (e la cui mancanza varrà, ahimè, come conferma), il giudizio di Cassandra su WiFi Italia è “rimandata a settembre in attesa di chiarimenti”, e di una successiva bocciatura in assenza di questi.
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