Lasciapassare A38/ La Giustizia e le nuove frontiere della videochiamata

Lasciapassare A38/ La Giustizia e le nuove frontiere della videochiamata

di D. Giorio - I procedimenti civili e amministrativi si possono gestire per via telematica, ma testimoniare a un processo per mezzo della Rete in Italia è ancora un'eccezione
di D. Giorio - I procedimenti civili e amministrativi si possono gestire per via telematica, ma testimoniare a un processo per mezzo della Rete in Italia è ancora un'eccezione

Incontrando un amico poliziotto non ho potuto far a meno di notare un’aria un po’ assonata: dopo il turno di notte, ha dovuto prendere il treno per Napoli, dove avrebbe dovuto testimoniare ad un processo. Dopo circa 6 ore di viaggio, più il tempo per raggiungere il Tribunale, ha scoperto che l’udienza era stata rinviata, senza ovviamente che qualcuno lo avesse avvisato, per cui non gli è rimasto che passeggiare per la città, dormire in albergo, quindi tornarsene a Torino. Ma era più rassegnato che arrabbiato: non è la prima volta che succede e non sarà l’ultima, e comunque si è pur sempre fatto un giretto al posto del turno di pattuglia.

I polemici potrebbero chiedersi se la perdita di tempo fosse inevitabile, perché il rinvio è stato deciso all’ultimo per imprevedibili cause di forza maggiore, oppure se è stata trascuratezza. I critici possono chiedersi se le procedure non prevedono l’avviso ai testimoni, nel qual caso sarebbe il caso di modificarle, oppure se è stata una dimenticanza del cancelliere, che allora dovrebbe pagare di tasca sua almeno il biglietto del treno ed il conto dell’albergo, così da fare più attenzione la volta successiva. Sempre che fosse stato messo in condizione di fare bene il proprio lavoro, e non fosse magari da solo laddove l’organico prevede 10 persone, nel qual caso la responsabilità ricadrebbe oggettivamente sull’organizzazione.
Ma noi siamo appassionati di informatica, nerd, programmatori, smanettoni! Lasciamo quindi da parte queste polemiche scontate e tutto sommato sterili, e soffermiamoci invece su un altro aspetto: era proprio necessario? Il viaggio, intendo.

Siamo nel 2016, il Governo spinge sui programmi di informatizzazione ed ammodernamento del sistema pubblico e giudiziario, già avviati dagli esecutivi precedenti, nella procedura civile ed amministrativa si è imposto il processo telematico, e dobbiamo ancora far viaggiare per due giorni un poveretto a carico dello Stato, solo per farlo andare in un’aula a confermare quello che ha scritto sul verbale, magari anni prima?

Qual è il valore aggiunto? D’accordo che il processo penale è prevalentemente dibattimentale, a differenza di quello civile, che è prevalentemente documentale, ma è così assurdo pensare di mettersi davanti ad una webcam e testimoniare via Skype o servizi analoghi? Il modello professionale di webcam che uso per registrare i videocorsi costa 60 euro, ma se ne trovano di perfettamente funzionanti a 10-15 euro, quindi con un solo viaggio Torino-Napoli-Torino se ne acquisterebbero almeno 10. Con un poliziotto o un carabiniere non ci sarebbero neppure grossi problemi di identificazione, mentre un comune cittadino potrebbe recarsi a testimoniare in commissariato oppure in caserma, dove verrebbe identificato e collegato col Tribunale. Non stiamo parlando di un computer quantistico che si connette ad una rete neurale, ma di una funzione che qualunque smartphone da 100 euro può svolgere egregiamente. Certo, per essere introdotta in un processo occorrerebbe qualcosa di più: uno schermo in aula che possa essere visto dal giudice e dalle parti, una connessione in qualche modo verificata e protetta, ma stiamo comunque pensando a tecnologie esistenti, diffuse ed economiche, se non completamente gratuite.

Neppure si tratta di un’idea da visionario o da pioniere: già diversi Stati l’hanno adottata, come il Canada (per il quale si potrebbe obiettare che le grandi distanze sono un problema maggiore che in Italia) oppure il Regno Unito , che è geograficamente comparabile al nostro Paese, così come diverse Istituzioni dell’Unione Europea, ad esempio l’EPO, l’Ufficio Brevetti, prevede la partecipazione in videoconferenza.

Troppo semplice ed economico per implementarlo anche in Italia? In realtà anche da noi è prevista la testimonianza con mezzi telematici , ma solo in casi molto specifici, mentre potrebbe essere utile farla diventare una procedura ordinaria. Quanti agenti tra poliziotti, finanzieri e carabinieri ogni giorno non sono in servizio perché devono girare l’Italia per testimoniare fisicamente in Tribunale? Quanti cittadini devono perdere giornate intere e farsi ore di viaggio, magari per un intervento di pochi minuti? Che in alcuni casi possa essere necessario è indubbio: per quanto sia amante delle tecnologie sono il primo a perorare la causa dei rapporti umani diretti, e non voglio pensare di condurre in videoconferenza una testimonianza fondamentale in un processo particolarmente importante, ma per moltissimi interventi di routine il risparmio per lo Stato penso sarebbe non indifferente, sia in termini di costi vivi di trasferta che di costi passivi derivanti dal pessimo utilizzo del personale.

Insomma, in certi settori si raschia il fondo del barile per ridurre le spese, in altri Enti il fondo è già stato persino consumato, mentre innovazioni relativamente semplici ed economiche, che oltretutto semplificherebbero la vita di cittadini ed operatori, restano idee fantascientifiche. Ma d’altra parte se la cultura informatico/giuridica media del nostro apparato giudiziario è quella che avevamo commentato di recente , non possiamo che consigliare ai nostri agenti di correre a sottoscrivere la tessera-punti delle ferrovie!

Diego Giorio

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Pubblicato il 1 set 2016
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