Licenziamenti, Google e Microsoft ci pensano

Licenziamenti, Google e Microsoft ci pensano

Licenziamenti sì, no, forse: continua il balletto di cifre e previsioni sui protagonisti della net economy e sulle decisioni da intraprendere per fronteggiare l'economia in recessione
Licenziamenti sì, no, forse: continua il balletto di cifre e previsioni sui protagonisti della net economy e sulle decisioni da intraprendere per fronteggiare l'economia in recessione

L’IT è in crisi , cresce il numero di potenziali aspiranti blogger a due passi dal paradiso , si accavallano in queste ore le intenzioni vere o presunte di tagliare posti di lavoro nel comparto informatico, intenzioni che tirano in ballo anche e soprattutto società ritenute invincibili e col vento sempre in poppa da qualche anno a questa parte.

Sono ad esempio 100 i dipendenti Google che dovranno trovare una nuova sistemazione (anche in Google stessa, eventualmente), ma basta la notizia che BigG licenzi per far prospettare misure ancora più drastiche di qui al riavvio dell’economia asfittica degli States. I 100 che perderanno il posto fanno parte dei selezionatori del personale , una categoria divenuta d’un tratto meno utile che nel passato con il rallentamento della frequenza di nuove assunzioni al Googleplex.

A questi dovrebbero poi aggiungersi altri 70 specialisti del software, impiegati negli uffici locali sparsi per gli USA, la Norvegia, la Svezia e altrove. In questo caso non si tratterebbe della necessità di ridurre i costi ma solo di volontà razionalizzatrice delle rappresentanze e dei centri operativi presenti in giro per il mondo. Di pari passo con il trattamento (di fine lavoro) dei dipendenti, inoltre, a Mountain View pensano a fare pulizia di appliance e tecnologie web non particolarmente floride e con tanti saluti al meme del cloud computing.

E se le misure adottate al momento da Google appaiono quasi come una puntura di spillo rispetto alle dimensioni del colosso, le migliaia di lettere di licenziamento che Microsoft starebbe per spedire ad altrettanti lavoratori sono un fatto di ben altra portata: c’è chi nei giorni scorsi ha sostenuto che Redmond potrebbe lasciare a casa 15mila impiegati , chi dice che tale cifra sia sovrastimata rispetto a quella reale ma è certo che la corporation dovrà abbandonare una parte dei suoi 91mila dipendenti per sostenere i costi della crisi.

Microsoft non commenta, ma la verità dovrebbe venire a galla entro breve, giusto in tempo per l’annuncio delle entrate del quarto trimestre la prossima settimana. Chi invece le cifre le ha snocciolate chiare è stata Motorola , che in aggiunta ai 3.000 licenziamenti annunciati l’anno scorso ora parla di 4.000 ulteriori tagli al personale nel 2009 nel tentativo di risparmiare, nel complesso, 1,5 miliardi di dollari annui .

Dopo il software e la telefonia si passa infine alle telecomunicazioni, e anche qui il colpo è piuttosto pesante anche se non si parla ancora di licenziamenti in massa: Nortel , produttore canadese di apparati per le telecomunicazioni dalla lunga storia ha chiesto e ottenuto il regime di amministrazione speciale dalla Corte Superiore dell’Ontario, nel tentativo di salvarsi dai creditori che le stanno prosciugando le casse. Non di vero e proprio fallimento si tratta ma di un tentativo di riorganizzarsi per rimanere a galla, con il CEO Mike Zafirovski che definisce la decisione come imperativa e necessaria per permettere allo storico marchio di sopravvivere alla tempesta di un mercato in macerie. Gli analisti però sono convinti del fatto che la multinazionale, nella sua forma attuale, sia bella che cotta comunque nonostante continui a spendere fiumi di denaro per sponsorizzare le Olimpiadi Invernali di Vancouver nel 2010 e quelle estive a Londra nel 2012.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
16 gen 2009
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