È Luca Attias l'erede di Diego Piacentini

È Luca Attias l'erede di Diego Piacentini

Il successore di Diego Piacentini alla guida del Team per la Trasformazione Digitale della PA si chiama Luca Attias: il suo incarico inizia oggi.
È Luca Attias l'erede di Diego Piacentini
Il successore di Diego Piacentini alla guida del Team per la Trasformazione Digitale della PA si chiama Luca Attias: il suo incarico inizia oggi.

Luca Attias è il nuovo Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale. Il testimone di Diego Piacentini viene dunque raccolto direttamente dall’interno del Team per la Trasformazione Digitale, dando ancora una volta un segno di continuità al lavoro fin qui svolto. Per Luca Attias il nuovo incarico inizia oggi stesso, il decreto di nomina risulta essere in fase di registrazione presso la Corte dei Conti e la scadenza del mandato è prevista al 15 settembre 2019.

Luca Attias, nuovo Commissario per l’Agenda Digitale

Luca Attias, che oggi è in aspettativa presso la Corte dei Conti proprio per l’impegno intrapreso nel recente passato con il Team per la Trasformazione Digitale, si presenta così:

Mi sono laureato in ingegneria elettronica troppi anni fa a La Sapienza e poi l’IT è diventata la mia professione a partire da una sfidante esperienza tecnologica internazionale nel settore privato. Si è trattato di una avventura straordinaria dal punto di vista professionale ed è lì che il mio sangue analogico si è trasformato in digitale. Proprio lì, dal confronto con altre realtà internazionali, ho anche maturato la convinzione che nel nostro Paese persino nel privato ci fosse un serio problema di managerialità e di meritocrazia

Ma soprattutto aggiunge quello che può essere identificato come l’incipit del suo manifesto programmatico:

Mi sono impegnato in tutti i modi possibili per l’introduzione e lo sviluppo a tutti i livelli di una “cultura della società dell’informazione”. Da anni mi spendo per aumentare la consapevolezza del nostro Paese sulla managerialità, la meritocrazia, la gestione delle risorse umane, la lotta alla corruzione e i rapporti di questi temi con l’IT, non riuscendo ad accettare perché nello sport e nell’arte (intesa nel senso più ampio possibile) hanno generalmente successo i migliori e nella PA ciò avviene molto raramente. Alcune mie frasi come oggi come oggi la civiltà di un Paese si misura anche dal grado di digitalizzazione raggiunta, locuzioni come emergenza digitale e contaminazione digitale, la misura della correlazione tra corruzione e mancata digitalizzazione, la teoria del filosofo digitale, gli spettacoli teatrali etico-managerial-digitali, la richiesta ufficiale a Stoccolma di un premio Nobel per l’IT, la formazione fatta un po’ ovunque a diverse migliaia di persone, sono solo alcuni dei miei tentativi di far diventare il tema del digitale stabilmente prioritario nell’agenda politica, pubblica e mediatica italiana.

Mai come ora Attias sarà nella posizione giusta non solo per far penetrare questi paradigmi nella cultura digitale del sistema paese, ma anche per perseguire una doverosa messa a terra di questi principi all’interno di pratiche, protocolli, regole e progetti al servizio della Pubblica Amministrazione. Ad Attias, “maniaco della filosofia ad oggetti e del concetto di astrazione”, verrà rapidamente chiesto di giungere a risultati concreti che possano non solo premiarne il percorso di Commissario, ma anche dare ulteriore concretezza al lavoro fin qui svolto dal predecessore. Ed è questa una competenza che da più parti gli viene riconosciuta.

Inutile cercarlo sui social: a differenza di Piacentini, abile comunicatore su Twitter, Luca Attias non possiede account.

L’eredità di Diego Piacentini

Il passaggio di consegne tra Piacentini e Attias avviene con un doppio documento che la dice lunga anche sul modo di operare del Team, sui processi innescati e sulla linea di continuità scelta: sia quanto realizzato che quanto si intende realizzare sono messi nero su bianco su un documento nel quale Piacentini traccia la linea del proprio mandato per tratteggiare inoltre quella del suo successore.

La Trasformazione Digitale della Pubblica Amministrazione in Italia è partita numerosi anni dopo la maggior parte dei paesi europei. A maggior ragione, questo processo di trasformazione di lungo periodo deve avvenire con una forte governance politica e con competenze tecnologiche, di disegno dei servizi (il cittadino al centro) e di gestione di processi. Ora che abbiamo una chiara strategia espressa dal Piano Triennale, il Presidente del Consiglio deve di fatto guidare la Trasformazione Digitale che prima di tutto è una trasformazione politica, culturale e di processo.

Piacentini: ridimensioniamo l’AgID

Tra le proposte al Governo, spicca quella relativa alla riorganizzazione completa della governance dell’Agenda Digitale per la PA. In particolare il documento firmato da Piacentini suggerisce la creazione di una struttura permanente, identificata come “Dipartimento presso la Presidenza del
Consiglio con a capo un Ministro o un SottoSegretario per la Trasformazione Digitale“, dotata di forti deleghe e di portafoglio, nonché di funzioni di indirizzo e vigilanza sull’AgID.I fondi per la creazione di questo dipartimento dovrebbero essere trovati tanto dall’ottimizzazione delle risorse oggi in essere (siti e app non utilizzati vanno eliminati) e dal ridimensionamento dell’AgID (con riduzione degli scopi, dei costi e del personale). Il giudizio sull’AgID è tranchant: “Oggi AgID è una inefficace fucina di circolari e organizzatore di tavole rotonde che non aggiungono sostanziale valore al processo di trasformazione della pubblica amministrazione”, con tanto di sentenza negativa circa le reali capacità dell’Agenzia di saper sfruttare adeguatamente i fondi europei disponibili.

Il Dipartimento che Piacentini ha in mente ha caratteristiche ben precise:

Tale Dipartimento dovrà essere digitalizzato al momento della sua partenza; deve essere visto come il “gioiello digitale” della pubblica amministrazione. È inoltre fondamentale che operi in spazi moderni, open space, che facilitino la collaborazione e che non rappresentino i palazzi tipici della burocrazia e della politica. Suggeriamo inoltre di valutare l’opportunità di una sede lontana da Roma, dove sia possibile reclutare i talenti umani necessari. Il Dipartimento dovrà infatti poter formare un team dedicato all’implementazione della trasformazione digitale della pubblica amministrazione e alla sua esecuzione sul territorio, in affiancamento e a supporto delle amministrazioni centrali, locali e ai fornitori di tecnologia.

Tale dipartimento dovrebbe avere l’agilità e la forza per poter attirare talenti ed esperienze dal settore privato, potendo così mettere a disposizione della collettività un gruppo di lavoro orientato all’eccellenza. Eccellenza, uffici open-space, sede lontana da Roma e parziale rottamazione dell’AgID: l’addio di Piacentini è graffiante, traccia un futuro desiderabile che si contrappone ad un passato ingombrante ed in queste parole sembra lasciar emergere altresì alcune delle difficoltà oggettive incontrate in questi anni di attività al servizio della Pubblica Amministrazione centrale.

Per l’AgID invece viene ritagliato un ruolo completamente differente: “l’Agenzia dovrebbe pertanto focalizzarsi su attività di regolamentazione e standardizzazione, vigilanza, pareri e supporto a cittadini e imprese nell’attuazione dei diritti di cittadinanza digitale“. Non avendo competenze tecnologiche e di gestione di processi complessi, l’Agenzia dovrebbe tenersene pertanto a distanza. A favore del nuovo dipartimento che, con ogni probabilità Attias tenterà ora di portare sul tavolo del Governo per il futuro.

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Pubblicato il
31 ott 2018
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