macOS, uno screenshot per violare la privacy

macOS, uno screenshot per violare la privacy

I ricercatori individuano l'ennesimo meccanismo insicuro nel sistema Apple, e questa volta si tratta di una API standard usata per catturare immagini "dal vivo" sullo schermo. Cupertino non risponde, il baco finisce on-line
I ricercatori individuano l'ennesimo meccanismo insicuro nel sistema Apple, e questa volta si tratta di una API standard usata per catturare immagini "dal vivo" sullo schermo. Cupertino non risponde, il baco finisce on-line

Il ricercatore di Fastlane Tools Felix Krause ha trovato il modo di sfruttare una API standard di macOS per mettere potenzialmente a rischio la privacy e i dati degli utenti, un metodo teoricamente sfruttabile da una qualsiasi applicazione e in maniera del tutto trasparente rispetto agli utenti di cui sopra.

L’origine del problema è CGWindowListCreateImage , API che serve appunto per catturare “un’immagine composita basata su una lista di finestre generata dinamicamente.” In pratica, la API è spesso usata dal software Mac per catturare immagini del desktop o anche per effettuare lo streaming dal vivo del sistema.

Krause ipotizza quindi l’uso della API incriminata da un’applicazione malevola, così da catturare segretamente screenshot dello schermo senza il permesso dell’utente e poi usare una libreria di riconoscimento OCR per ricostruire il testo eventualmente presente nell’immagine.

macOS, uno screenshot per violare la privacy

Il ricercatore sostiene che in questo modo è teoricamente possibile leggere password e chiavi da un manager di password, scoprire informazioni sensibili da codice sorgente, chiavi API e altro, leggere messaggi ed e-mail riservati, identificare dettagli a dir poco delicati sulla vita e le abitudini dell’utente “bersaglio”.

Krause aveva avvertito Apple del problema già a novembre, ma a Cupertino hanno deciso di ignorare le comunicazioni del ricercatore che ha quindi deciso di rendere pubblica l’esistenza della falla. Risolvere il problema non è complicato, suggerisce Krause, visto che basterebbe richiedere il permesso dell’utente per la cattura dello schermo o anche visualizzare una notifica all’atto della cattura. Krause è poi lo stesso ricercatore che qualche mese fa aveva individuato una falla nell’uso delle informazioni di geolocalizzazione su iOS.

Alfonso Maruccia
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Pubblicato il
15 feb 2018
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