Madonna sotto i mouse dei cracker

Madonna sotto i mouse dei cracker

Dopo aver tentato di affogare le reti peer-to-peer con versioni fasulle del suo ultimo singolo, la popstar subisce un'aggressione elettronica e il suo sito inizia a sparare copie pirata di quel brano. Ooops!
Dopo aver tentato di affogare le reti peer-to-peer con versioni fasulle del suo ultimo singolo, la popstar subisce un'aggressione elettronica e il suo sito inizia a sparare copie pirata di quel brano. Ooops!

Roma – Non sarà facile per la celebre popstar Madonna accettare che la propria iniziativa sulle reti peer-to-peer si sia trasformata in un clamoroso boomerang. Come documentato inizialmente da Punto Informatico , infatti, l’artista in queste settimane ha diffuso via file-sharing decine di diverse copie, fasulle, di un proprio nuovo pezzo, che fa parte del nuovo album ora in via di lancio. Ed è proprio questo ad aver motivato un attacco informatico ai danni del sito di Madonna .

Come si ricorderà, in uno dei brani diffusi da Madonna con il nome di “American Life”, il suo singolo, la stessa popstar aveva inciso la frase “ma cosa c**** credi di fare?” ripetuta di seguito più volte. Sul sito colpito è apparsa quella che si potrebbe considerare la “risposta” dei cracker: “Ecco cosa c**** sto facendo”.

La popstar Madonna L’attacco al sito è stato accompagnato non solo dalla sostituzione della home page con quella frase ma anche dalla pubblicazione di una serie di link che puntavano a copie pirata di American Life presenti in rete. Una reazione, dunque, che ha trasformato il sito della popstar in un ripetitore di quelle attività di pirateria che Madonna con la sua azione sui network del peer-to-peer aveva tentato di aggredire.

Va detto che non è la prima volta che un sito anti-pirateria, come è divenuto quello di Madonna dopo le iniziative intraprese contro lo scambio-file, viene preso di mira da cracker capaci di violare i server e sostituire le pagine del sito stesso. E’ quanto accaduto numerose volte , infatti, al sito della RIAA, i discografici americani, che in una occasione fu trasformato appunto in uno “sparamp3”, venendo dotato di numerosi link a brani musicali pubblicati in rete da pirati.

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Pubblicato il
24 apr 2003
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