Mano bionica, concorrenza italiana

Mano bionica, concorrenza italiana

Annunciata (una nuova e low cost) mano robotica in grado di sostituirsi a quella umana. Si unisce a quelle in sviluppo in una positiva competizione. Che solo a Pisa ha due concorrenti
Annunciata (una nuova e low cost) mano robotica in grado di sostituirsi a quella umana. Si unisce a quelle in sviluppo in una positiva competizione. Che solo a Pisa ha due concorrenti

L’istituto di ricerca Sant’Anna di Pisa ha sviluppato una mano robotica connessa con il cervello e che costa circa 70 euro. Si tratta ancora di un prototipo, ma l’obiettivo è quello di arrivare a breve sul mercato, in particolare per aiutare tutti coloro che vivono nei paesi attraversati da guerre e conflitti e che convivono con amputazioni.

Smart Hand , questo il nome del prototipo, dovrebbe pesare appena 350 grammi e costare appena 100 dollari (poco più di 70 euro): un prezzo che renderebbe plausibile anche lo sbarco nei paesi dilaniati da conflitti violenti.

Vi sono altri progetti di mano o dita bioniche . Solo a Pisa vi era già stato un annuncio simile a dicembre, ma quel progetto si chiama The Hand Embodied ed è coordinato dal Cento di Ricerca Piaggio dell’Università di Pisa. Curiosamente i due centri di ricerca sono stati già in competizione su argomenti identici e progetti paralleli in passato.

Molti i punti di contatto dei due progetti: entrambi hanno seguito il medesimo ragionamento secondo cui l’operazione di afferrare una palla è più semplice per l’uomo di quella di muovere una sola falange mentre per un robot è l’opposto, ed entrambi hanno pensato di superare questo problema adottando diversi motori per determinate combinazioni di movimenti .

“Così – aveva spiegato al giornale dell’Ateneo di Pisa Manuel
Catalano, dottorando del Centro “Piaggio” – con quattro motori è possibile riprodurre quasi tutte le prese possibili sugli oggetti, determinando un sensibile risparmio economico e meccanico visto che, altrimenti, sarebbero stati necessari ben venti attuatori, uno per ogni giunto della mano. Da questi dati sommari cercheremo di creare più prototipi, ciascuno adatto alle diverse esigenze”.

Maria Chiara Carrozza, direttore della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa ha parlato invece del prototipo, che rappresenta l’ultima tappa di un lavoro lungo ormai 10 anni e che già aveva portato un altro prototipo, LifeHand : “Stiamo sviluppando una protesi di mano robotica che ha l’obiettivo di replicare l’80 percento delle funzionalità di una mano naturale. È dotato di 4 motori al suo interno e permetterà prese che una persona a cui è stata amputata la mano si aspetta di fare: scrivere, bere, usare la carta di credito. Il prototipo ha al suo interno 40 microsensori, che permetteranno alla mano e alla persona che la indossa di percepire la sua posizione nello spazio”. Sono questi che permettono di connettere la mano artificiale al sistema nervoso, permettendo di “restituire al cervello la sensazione di spinta e la consistenza di un oggetto”.

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il 21 feb 2011
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