Maretta USA sulla Convenzione UE

Maretta USA sulla Convenzione UE

La convenzione europea contro il crimine cyber contrasta con la costituzione americana e con la libertà di parola. Protestano lobby hi-tech e associazioni. La speranza è una presa di posizione della Casa Bianca contro il trattato europeo
La convenzione europea contro il crimine cyber contrasta con la costituzione americana e con la libertà di parola. Protestano lobby hi-tech e associazioni. La speranza è una presa di posizione della Casa Bianca contro il trattato europeo


Washington (USA) – La più importante azione di contrasto all’entrata in vigore della Convenzione europea sul cybercrimine arriva dall’altra sponda dell’oceano Atlantico. Gli esperti delle associazioni per i diritti civili e i componenti delle potenti lobby della CCIA (Computer & Communications Industry Association) nelle scorse ore hanno infatti ricordato al segretario di Stato Colin Powell e al procuratore generale John Ashcroft che la Convenzione europea rischia di creare frizioni con l’ordinamento statunitense.

A sollevare perplessità su un testo già ampiamente criticato in Europa è il riferimento esplicito all’illegalità di attività elettroniche “razziste” o “xenofobe”. Secondo CCIA e soci, infatti, la Costituzione americana tutela la libertà di espressione e dunque anche questi aspetti, per quanto criticabili.

Non solo, perplessità vengono espresse rispetto al ruolo dei provider e degli operatori dei siti web, sui quali pesa, stando alla Convenzione, la responsabilità per eventuali contenuti di “odio” che possano apparire su siti web o sui messaggi di un forum online.

Agli esponenti istituzionali USA, il presidente dell’associazione tecnologica Ed Black, ha evidenziato l’ovvio: “Più libertà di parola, e non meno libertà, è la risposta efficace contro la diffusione di ignoranza e odio. Crediamo che un libero mercato delle idee debba regolare il contenuto, non il governo”.

Non è la prima volta che gli USA si scontrano con le volontà regolamentari, rispetto alle attività di rete, che emergono nella UE. Ed è ovvio che Black e i suoi vogliono evitarsi fardelli e oneri che oggi non hanno: “Siamo contro l’imposizione di responsabilità sui provider per qualsiasi cosa giri sui propri network. Questa Convenzione forzerebbe i provider a monitorare tutte le attività dei propri utenti”.

La Convenzione approvata dal Consiglio d’Europa ha ora iniziato il lungo cammino delle ratifiche nazionali che porteranno alla sua adozione entro qualche tempo nei paesi della UE e oltre.

Qualcuno spera che la posizione della CIAA spinga l’amministrazione statunitense a prendere una decisione in materia. Da quando è stata concepita, infatti, la Convenzione è nel mirino di associazioni e gruppi che la ritengono pericolosa per la privacy e per la libertà online. Ad essere temuti, tra le varie cose, sono l’espansione dei poteri delle autorità di sicurezza e il più facile scambio di dati personali tra le forze di polizia dei singoli paesi.

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Pubblicato il
8 feb 2002
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